OLTRE SCRITTURA SEGNALA IL SEGNO DELLA TEMPESTA DI FRANCESCA NOTO
Lea Schneider ha un dono, o forse una maledizione. Riesce
a percepire con impressionante chiarezza le emozioni altrui. È sempre stato un
fardello complicato da gestire, in grado di trasformare la sua adolescenza in
un inferno. Anni dopo, le sue capacità tornano a manifestarsi con forza. In
preda a strani sogni premonitori, Lea decide di fuggire verso la regione più
selvaggia della Florida, dove è stata concepita vent’anni prima.
Ciò che non sa è che quel viaggio ‒ come il suo dono ‒ fa
parte di un disegno più grande. Chi è Sven, il ragazzo senza un passato e
dotato di capacità ben più potenti delle sue? Nuove forze scoprono le carte di
una partita antica, di cui i due giovani sono il fulcro.
Lea e Sven si troveranno nel mezzo del conflitto tra i
Waerne, antichi guardiani della nostra realtà, e i Fjandar, asserviti a esseri
che di questo universo non fanno parte, ma che diverse volte hanno interferito
con le sue sorti. Mentre un portale tra i mondi rischia di essere profanato,
Lea dovrà trovare il coraggio di guardarsi dentro e affrontare le proprie
paure.
Intanto, Ragnarök, il crepuscolo del mondo, si
avvicina...
PROLOGO
Il cielo aveva la tonalità opaca e polverosa di
una tavola d’ardesia. Non c’era luce che potesse filtrare attraverso quel nero
lavagna, sporco come l’anima di un peccatore, denso di nuvole di tempesta.
Tranne che per i lampi. O erano soltanto i riflessi sconvolti delle luci della
città? Gli sembrò strano riuscire a vedere quei particolari, attraverso la
consapevolezza dolente di quelli che potevano essere i suoi ultimi istanti nel
mondo dei vivi.
Non riusciva più a muoversi.
Aveva tentato, aveva lottato. Ma erano in troppi. Non c’era stata fuga
possibile, fin dal primo istante. Fin da quando lui l’aveva fissato dritto in volto, con quei suoi occhi freddi,
gli occhi di un cobra conscio del proprio veleno mortale, e gli aveva intimato
di scegliere.
«O lei, o te. Decidi». Le
parole che nessuno vorrebbe mai sentir pronunciare nella propria vita.
Sarebbe potuto fuggire, a quel
punto. Ne aveva avuto la possibilità. Aveva capito, con la certezza nitida e
chiara di un’immagine su uno schermo ad alta risoluzione, che sarebbe stato in
grado di dileguarsi, di far perdere ancora una volta le sue tracce. In fondo,
era conscio che non era lei la ragazza che stava cercando. Forse era così che
sarebbe dovuta andare. Ma lo sapevano entrambi che era già finita, a quel
punto. Non era fuggito. «Lasciala stare, non è lei che
vuoi». Così, aveva decretato la propria fine.
Il dolore era qualcosa di
profondo, denso, concreto. Piombo fuso nelle sue vene, pesante, lacerante. Ogni
respiro era come una fiammata di ritorno nei suoi polmoni. Intorno a lui quelle
sagome immobili, svettanti, intabarrate di nero. Le sbarre della sua ultima
prigione, fantasmi oscuri, uniti da un’energia vibrante che contribuiva al suo
tormento. Il suo sangue sulla neve, in quella notte illuminata soltanto dal
rosso cupo delle torce piantate nella radura, sembrava macchiarla di vernice
densa, come fosse una finzione, la scena costruita di un film.
Ma non era un film. Era la
realtà, una realtà distorta dalla sofferenza che stava provando. Dalla consapevolezza
di aver fallito. Lo vide incombere su di lui, schiacciarlo con il proprio peso,
insaccandogli le ossa rotte. Schiuse le labbra in un gemito, rauco come il
sibilo di un mantice rotto, troppo stremato, credeva, per urlare ancora.
«È finita. Avresti dovuto
pensarci prima. Avresti dovuto scegliere con più astuzia da che parte stare, e
non puoi dire che non ti abbia avvertito. Ma sei solo... e morirai da solo,
Valoisa, con la runa di Thurs incisa sul cuore. Questo è il tuo wyrd». La sua voce era come mercurio,
liquida, cromata, veleno concentrato in ogni sillaba che pronunciava.
«Vai all’inferno...», ebbe la
forza di pronunciare, inghiottendo una boccata di sangue. Parole appena
udibili, che si persero in un debole rantolo. «Questo è il tuo wyrd, figlio di puttana!».
«Certo, tu comincia pure a
mostrarmi la strada, intanto», ribatté l’altro, con una bassa risata malevola.
«Perché Valoisa muore stanotte».
L’uomo sollevò la mano.
Stringeva qualcosa nel pugno, qualcosa di allungato e scintillante. Era il bagliore
dei lampi, o la sua mano a brillare di una sinistra aura opalina? Non ebbe il
tempo di chiederselo. Vide il braccio di lui fermarsi all’apice, e poi calare
in un affondo violento. Sentì la punta metallica piantarglisi nel petto,
penetrare sopra la clavicola sinistra, inchiodandolo al suolo. Sgranò gli
occhi, inarcando la schiena in un movimento convulso, mentre quello che aveva
creduto il limite massimo del dolore raggiungeva un livello nuovo,
proiettandolo in un baratro ancora più profondo. Fu allora, fissando con i
propri occhi sconvolti quelli del suo avversario, che comprese che, per quanto
potesse sembrare impossibile, la sua sofferenza era soltanto all’inizio.
Scoprì in quel momento che era
ancora in grado di urlare.
PER ACQUISTARE CLICCATE QUI DISPONIBILE SIA IN CARTACEO CHE IN EBOOK
Note biografiche autrice
Francesca Noto, classe 1977, nata e cresciuta a Roma, città dove
tutt’ora vive con il marito e le due figlie, si è laureata a 22 anni in lettere
antiche con indirizzo archeologico, ma subito dopo ha abbandonato le sue
velleità da Lara Croft per diventare giornalista e traduttrice di romanzi e
riviste. Appassionata di heroic fantasy, scherma medievale, equitazione, giochi
di ruolo e videogiochi fin da
bambina, è stata caporedattrice del magazine Pokémon Mania nonché docente di
game design allo IED di Roma. Il suo lavoro e i suoi interessi l’hanno spesso
condotta all’estero, in particolare negli Stati Uniti, paese a cui è molto
legata. Il segno della tempesta,
concepito nel periodo dell’università, abbandonato e ripreso più volte e poi
concluso in tempi più recenti, è il suo romanzo d’esordio.
Commenti
Posta un commento