Il pellegrinaggio in Oriente di Hermann Hesse Recensione di Monica Pasero
Tentare di fare una considerazione su
questo testo è davvero una mossa azzardata. Visto che non stiamo parlando di un
semplice testo narrativo, ma più che altro di un tormento del poeta Hesse,
maestro di sentimenti e spiritualità, che ci conduce in questa
novella ardua da concepire come tale.
Difficile poi da dire se sia frutto di una sua creazione
emotiva o nata da ricordi vissuti in precedenza. Tutto parte con la necessità
dello scrittore di rammentare su carta il suo pellegrinaggio in Oriente vissuto
molto tempo prima. Una storia da scrivere appare semplice, visto il
calibro dell’uomo che sta per farlo, se non fosse che, dentro questa novella
di fatti raccontabili e reali, per uomo qualsivoglia con un briciolo di
razionalità, ve ne sono pochi e viene davvero difficoltoso tendere
l’occhio alla lettura di un viaggio spirituale incentrato su una strana
realtà, che non amo definir setta, oserei chiamare semplicemente richiamo:
la "Lega" ed è qui che l’autore va in crisi su ciò che può
scrivere o meno, sui segreti di quegli anni, patto d’anima tra lui e i
suoi
fratelli spirituali alla ricerca poi di cosa non
è dato sapere… ma credo che il viaggio in Oriente fosse solo
un mezzo utilizzato, non tanto per giungere in chissà quale
luogo ma scatenare in ogni pellegrino il vero viaggio in loro
stessi. Hesse così intraprende il suo scritto cercando di riportare su
carta come nacque il suo pellegrinaggio, il suo patto con la Lega.
Narrando quel poco a lui consentito, ma ciò non basta per impostare davvero un
libro che possa dare ricordi tangibili di quel periodo così profondi in
lui, ma al momento apparentemente inenarrabili. Tra i tanti
ricordi, perpetuo rimane la figura di un servo che durante il
pellegrinare, lasciò in tutti i fratelli grande sconforto: il giovane umile Leo
fu dichiarato disperso, portando nel gruppo dolore e per molti la
fine del viaggio. L’anziano Hesse non scordò mai quella figura che diviene nel
seguitar del testo la chiave di tutto…
Ogni lettore vedrà nei dettagli di questo libro diversi
spunti su cui non fermarsi e viverli sarebbe un grave errore. Visto
che nei testi di Hesse nessuna novella è a casaccio. I messaggi forti e chiari
vi sono e anche qui, occorre a noi coglierli e elaborarli. Dal mio
canto mi colpisce la figura del servo Leo che porta a comprendere quanto
l’umiltà, il mettersi al servizio degli altri, germogli negli animi, fruttando
semi di riconoscenza e rispetto. L’ultimo dei servi forse il primo
tra gli uomini!
Lo scrittore in grave difficoltà riuscirà a
completare il suo testo o si perderà tra le paure del ricordo, dallo
scoraggiamento ? Chi verrà in soccorso all’uomo? Forse il buon Leo? Occorre
leggere il testo senza raziocinio alcuno, liberi da ogni realtà umana.
Solamente per il gusto di viaggiare con il poeta che conclude la
narrazione con un passaggio a dir poco sublime. In cui si
evidenzia la dolcezza in cui il vecchio accoglie il nuovo, lo
alimenta per dare vita a un futuro ancora da scrivere.
Monica Pasero
PER ACQUISTARE CLICCATE QUI
Commenti
Posta un commento