Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse recensione a cura di Monica Pasero
"E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me,
comunque si svolga la nostra vita,
non accadrà mai che, nel momento in cui tu mi chiami seriamente
e senta d’aver bisogno di me,
mi trovi sordo al tuo appello. Mai!"
H. Hesse
E come ogni volta che mi imbatto in un suo scritto, non posso che definire i suoi libri “vivi”. La sua penna non racconta solamente una storia, ma la crea innanzi a noi, plasmandola, rendendola così forte e vitale, grazie alle superbe descrizioni che ci portano a camminare in quei boschi da lui descritti, respirare a fondo il passaggio delle stagioni: dal lento cadere della neve, il freddo pungente, alla carezza dei primi tiepidi raggi di sole fino a scorger il colore dei campi di grano maturo e il profumo inebriante della vita e l’odor acre della morte ed Hesse in questo è un mago in grado di rapire ogni nostro senso.
Narciso
e Boccadoro
Questa
narrazione ci porta innanzi due figure apparentemente diverse ma legate (a
parer mio) da una profonda solitudine che
in qualche modo li condurrà sempre a ritrovarsi.
Due
uomini con strade diverse: Narciso, la vocazione allo spirito al divino,
al sacrificio. Una vita spesa nello studio,
nella dottrina, nell’amore per lo spirito e forse dimentico dell’amore per l’uomo e per la vita.
Boccadoro:
giovane ribelle, vagabondo, avido di vita
in tutta la sua essenza. Ogni attimo vissuto in preda al desiderio del nuovo. Un viaggio senza meta il suo, l’ossessione sana
di emozionarsi. L’amore, i sensi, il
piacere, ma anche la sfida con se stesso, la fatica, le tribolazioni di uomo in viaggio, ma felice: libero di vivere! Incapace di porre radici se non quelle nei ricordi della figura materna
che sarà per lui lume, fino ai suoi ultimi giorni.
Hesse
ci conduce in anni di pestilenze e tribolazioni, dove la povertà era di casa,
ma sopratutto esalta la bellezza delle terre e della vita semplice. Personaggio
principe, di questo scritto, è senza dubbio
Boccadoro con le sue innumerevoli avventure, tra donne e passioni viaggerà in lungo in largo in cerca quasi sempre solo d’amore. Non mancheranno passaggi di riflessione sul senso
della vita, delle sue scelte. Un’anima
nobile la sua, fondamentalmente pura e nel contempo peccatrice, forse perché lontana dalle
dottrine del tempo, ma amorevolmente legata alla terra, alla natura e al bello
della vita. Boccadoro insegna che la gioia di vivere, di vedere, di
conoscere, di sfidare il tutto per la propria libertà, induce l’uomo a
ritrovarsi. Narciso, maestro del
giovane, figura secondaria, ma non meno significativa ci porta a
considerare quanto forse avrebbe appreso
di più vivendo che passando i suoi anni sui libri e dottrine. I due
simboleggiano, per certi versi, un po’ il giusto e lo sbagliato.
Hesse
ci regala un libro di altri tempi che ci
porta a un vero e sano interrogativo che
ritroviamo nelle ultime pagine, dove si evince proprio il dubbio di Narciso che paragonando la sua vita a quella dell’amico Boccadoro, si chiede: “Ma Dio voleva davvero questo da noi: una vita monastica improntata
sulla sua adorazione oppure una vita da
vivere appieno, ricca intensa tra gioia e dolore ma nella pienezza dell’esistere,
dello sbagliare, del perdono e soprattutto dell’amore? A voi le conclusioni, dal canto mio posso solo
confermare che la felicità in fondo è semplicemente vivere…
Monica
Pasero
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Una recensione viva,sentita. Fa nascere il desiderio di leggere il libro
RispondiEliminaGrazie :)
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