A Oltre Scrittura il Maestro Domenico Altobelli intervista a cura di Monica Pasero
Quando umiltà e passione
si fondono fiorisce
il talento
“Uomo di altri
tempi!” Questo è stato il mio primo pensiero, conoscendo l’artista che oggi
ospito nel mio blog. Di lui mi colpisce la mimica, lo sguardo, la luce, la vita
che sprigiona dagli occhi durante le sue esibizioni. Quando si ascolta il canto
lirico si viene sempre pervasi ( almeno a me succede) da una malinconia
particolare che non sempre viene compresa. La lirica, un mondo a sé, e spesso trascurato
dalle nuove generazioni, ma in cui ricordiamo vive la storia, la cultura di
secoli. L’artista di oggi sprigiona una
voce calda e decisa nelle sue interpretazioni, dove trapelano con vigore emozioni
e amore per il canto. A Oltre Scrittura ho
il grande piacere di ospitare il Maestro Domenico Altobelli tenore presso lo
splendido Teatro la Fenice di Venezia.
Innanzitutto ti ringrazio
di essere qui, so che arrivi dalla bella Napoli, terra del sole, dell’allegria
e del bel canto e qui ti chiedo: come nasce la tua passione per il canto?
Inizio la mia carriera
partendo
dalla musica leggera. Per molti anni ho cantato e suonato la batteria
ad alto livello. Arrivando tramite un mio caro amico Maestro di clarinetto al
conservatorio di Salerno, dove ho frequentato
gli studi di percussione e canto. Ricordo che all'esame, feci solo vocalizzi e arrivai primo, solo in seguito mi
appassionai anche alla Lirica.
Ho avuto modo di
ascoltarti in diverse tue esibizioni e mi colpisce questa tua vena
malinconica, questa forza che trasmetti che spinge quasi a volere portare il pubblico
a un ascolto più consapevole. Forse è proprio questo particolare che
contraddistingue il canto lirico dalla musica leggera, il bisogno di imprimere con
forza voce e pensiero, ma non sempre si è pronti a comprenderlo. Cosa si può
fare per riportare, soprattutto nelle nuove generazioni, l’attenzione sull’opera
e il canto lirico?
Quando mi
esibisco, è vero do tutto me stesso! Entro nel personaggio e so, che chi mi
ascolta gli arriva ciò che trasmetto. Per avvicinare i giovani alla lirica, ad
esempio, il teatro la Fenice di Venezia, apre alle prove
generali sia di opere che di concerti e ho notato con gran piacere che tanti
giovani restano affascinati da questo magico mondo.
La musica
odierna è quasi tutta spettacolarizzazione non vi è più il culto della bellezza,
della melodia, del valore del bel canto! Spesso il talento e la preparazione
musicale non sembrano necessari. E qui
ti chiedo di portare il tuo esempio: quanto sacrificio c’è dietro al tuo lavoro?
Che cosa hai dovuto rinunciare negli anni perseguire il tuo sogno?
Ho rinunciato a tanto!
In primis ho dovuto stare lontano dalla mia famiglia. Mi sono diplomato nel
1993 e appena ho finito gli studi ho dovuto lasciare il mio paese, dove le
possibilità erano minime e sono giunto
al Nord Italia per cantare in varie
orchestre. Ho studiato e ho investito molto!Quei
pochi soldi che guadagnavo mi permettevano appena di mangiare e pagare l'affitto,
spesso andavo a ripassare le opere da
una pianista a Bologna. Tanti sacrifici, ma alla fine ho raccolto i frutti del
mio investimento. A oggi studio ancora canto con la mia cara maestra Rosetta Arena che vive a Roma e vado da lei quando posso e se ho qualche
dubbio di natura tecnica lo risolviamo per telefono.
Lavori in uno dei più bei teatri italiani la Fenice a Venezia, come ci sei arrivato?
Avevo già in mente di fare l'audizione al teatro la
Fenice, ricordo che ero appena tornato
dalle tournée di Vienna e Zurigo e ne parlai con mia
moglie di questa mia intenzione. Proprio quel giorno, appresi dal telegiornale che
la Fenice era in fiamme!
Vedere quel
teatro bruciare fu un duro colpo, ma non
mi arresi! Le audizioni si sarebbero svolte regolarmente, nonostante tutto. Così, feci anch’io domanda e seppur non mi sentivo ancora pronto
ad una simile esperienza, volli tentare. Lasciai la mia città Riccione e partì per
Venezia. Non fu facile, il treno quel
giorno arrivò in ritardo, non conoscevo la città e giunsi al Conservatorio a audizioni terminate. Rischiai davvero di perdere
la mia occasione, ma fortunatamente la sorte fu benevola, trovai persone comprensive che mi
diedero una possibilità e mi fecero cantare. Quel giorno eravamo 40 candidati tenori,
il risultato fu entusiasmante. Arrivai primo con mia grande soddisfazione.
Nelle tue esibizioni nei vari teatri
italiani ed esteri, quale tra questi ti è rimasto nel cuore? Ricordi un aneddoto
particolare?
Ci sono diversi aneddoti
che ricordo con piacere della mia carriera. Nel 1995 vinsi l'audizione presso
l'Arena di Verona e mi fu offerto un contratto di un mese per interpretare l'opera
Nabucco a Vienna e Zurigo, poi nell'estate del 1996 feci la stagione in Arena e
ricordo l'impatto alla prima del Nabucco davanti a 18 mila spettatori, un’esperienza
indimenticabile! Altro caro ricordo fu la mia la mia prima volta in Giappone
nel 1999 con l'opera M.Butteerfly, Eravamo a Tokio a fare le prove per l’opera che sarebbe stata rappresentata ad Hamamatsu: la città della Yamaha, ricordo
un pubblico entusiasta, ammirato dalla nostra bravura e arte tutta italiana. Era meraviglioso! Sono tornato da allora in
Giappone altre quattro volte, Ma in ogni nazione che sono stato come in Cina, Emirati, Spagna, Germania, e molte
altre parti del mondo e ho sempre
sentito tanto calore ed entusiasmo da
parte del pubblico. Un gran successo ovunque ! E questo lo terrò sempre dentro di me.
Il recitar
cantando, che tu conosci bene, in Italia quanto viene a oggi apprezzato?
Il recitar
cantando lo abbiamo inventato noi italiani e questo che ci contraddistingue in
tutto il mondo, siamo in numeri uno in quest’arte.
Se dovessi
scegliere tu che opera interpretare, quale sarebbe e perché?
Amo tutte le
opere, ma se dovessi sceglierne una, quella che si addice alla mia persona e la
Bohème di G. Puccini: quattro artisti squattrinati Rodolfo, Marcello, Colline e
Schounard che si trovano a vivere in una mansarda a Parigi. Io sarei senza
dubbio Rodolfo: poeta, amante del bello e delle belle donne. Quattro artisti ricchi
d'animo, ma poveri in canna anche perché l’arte non paga. Eppure la sera si ritrovavano al Caffè “Momous” a bere un bicchiere di vino e ad assaporare la vita bohémien. E anche se
non bevo, mi ci rispecchio molto in questo contesto fin dai tempi del conservatorio.
Oltre a essere un artista di alto livello chi è
Domenico Altobelli quando si chiude il sipario?
Sono una persona normalissima! Alla fine di ogni spettacolo, torno a casa,
dove mi aspetta mia moglie Inessa e la mia bella gatta miscia, una certosina. Quando
si è liberi da impegni professionali, si va fuori con amici.
Un consiglio
per i giovani che vorrebbero intraprendere il tuo stesso cammino?
Il mio consiglio per chi vuole iniziare a
studiare il canto lirico, sempre se ci sono le qualità, è di farsi ascoltare
prima da un bravo Maestro di canto che potrà consigliare al meglio il percorso
da seguire.
E giungo alla mia ultima domanda di rito
nel mio spazio e ti chiedo: quanto è importante nella tua vita il sogno?
Sognare non fa male, io mi addormentavo
spesso con le cuffie, ascoltando i grandi Tenori come Pavarotti, Gigli, Caruso.
E sognavo: mi vedevo già su un palcoscenico a cantare nei migliori teatri del
mondo, poi mi svegliavo e svaniva tutto, però i miei sogni alla fine si sono
realizzati. È giusto sognare e credere nei sogni perché prima o poi si
avverano.
Ringraziando il Maestro Altobelli per la sua
disponibilità, vi segnalo questo link dove potrete ascoltare la grande voce di questo bravissimo artista
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