Racconti e memorie di isole e mari di Alessandro Pierfederici. Recensione a cura di Monica Pasero
Aprendo questo libro,
di primo acchito, ho pensato che stavo per
leggere un libro legato al mare, alle isole, alle sue bellezze
naturalistiche e ai suoi innumerevoli misteri; ma continuando la lettura, e
scoprendo a poco a poco le storie che mi accompagnavano, il mio pensiero è
mutato: si sono rivelati altri dettagli
che mi hanno portato a pensare che l’autore
abbia utilizzato scenari marini,
quasi voler simboleggiare le similitudini del mare con l’animo umano: nelle profondità marine ci
sono misteri ancor oggi irrisolti, in quei fondali che appaiono infiniti si
nascondono chissà quali tesori e pericoli, il mare da sempre è alleato fruitore
di cibo per l’uomo, ma nel contempo carnefice; stessa cosa avviene nell’animo
umano così profondo che può generare in noi estro, amore, passione, coraggio,
illuminazione, ma nel contempo tanto oscuro che
nessuno è mai riuscito, ad ora, a svelare ciò che possiede nelle sue
profondità.
Forse per questo
l’autore ha deciso di ambientare questa raccolta di sedici racconti in luoghi
legati al mare.
Ogni racconto lascia
un’emozione, una riflessione.
La scrittura di Pierfederici è di un vero narratore: sa descrivere ogni particolare, donando al lettore uno sguardo concreto sulle ambientazioni che va scoprendo, pagina dopo pagina. Certi passaggi profumano di poesia: l’amore per il mare, per quelle terre, è evidente.
L’autore non narra solo una storia, ma la vive in prima persona, si avvertono le sue emozioni, perché sa con bravura riportarle nello scritto.
Ci sono tante storie da
vivere in questa opera; protagonista indiscusso, a mio parere, non è il mare,
bensì l’animo umano nella sua travagliata e spesso perdente affermazione di sé;
ogni racconto ci conduce in sentimenti differenti, ci porta a scandagliare
ancora una volta il nostro animo e attingere da quelle sensazioni vissute nella
storia.
Le tematiche trattate sono molteplici: l’amore ostacolato di Sauro e Rosa, di Carlo e Ines, che volerà alto, sopra ogni costrizione e impedimento umano.
L’ amicizia vera, tra
Alfonso e Alberto, che sarà più forte di ogni desiderio carnale.
Il sacrificio per amore
di Elisabetta per il suo amato Leonardo.
Il senso di colpa, il
bisogno di quel perdono mai giunto…
La necessità di amare
che si manifesta nei più intimi bisogni, tramite immaginari scenari.
L’amore di una madre
che donerà ali forti al suo amato figlio Emanuele.
Il perdono donato dopo
secoli, un Faro che salva, illumina mare e cuori.
Di racconti in questa
opera da analizzare, vista la ricchezza delle argomentazioni, ce ne sono tanti.
Ma non voglio svelare molto, perché perdereste il gusto di leggere tra le righe
ciò che si coglie con estrema dolcezza.
Mi soffermerò sulla
storia che personalmente mi ha colpito di più, e che apre l’opera: il racconto
di Sebastiano un vecchio pescatore. La sua storia mi colpisce per quel senso di
abbandono che vive l’uomo, quel mancato destino che razionalmente tutti noi lo
vedremmo come una benedizione, ma lui lo vive come un rifiuto; quella
sensazione di non essere stato degno della morte, che durante un naufragio lo
ha risparmiato.
Sebastiano vivrà la sua
esistenza solitaria con quel tarlo nel cuore, che lacererà i suoi sentimenti,
oscurando le nuove opportunità giunte, mietendo in lui solo un grande desiderio:
che quella dolce signora lo ami, accogliendolo fra le sue braccia. La morte
vista come amore. Un’ introspezione davvero interessante che solitamente appartiene
ai soffrenti ai malati, in questo tempo di dibattiti sul giusto di una morte
dignitosa, e ci porta ancora una volta a essere consapevoli che la vita come la
morte sono i due lati della stessa medaglia entrambi desiderabili.
Racconti e memorie di
isole e mari è un viaggio in leggende, passioni, paure, amori contrastati e
immaginari in cui si rivelano i tormenti dell’animo umano, tumultuoso e
imprevedibile come il mare. Un tempo sfavorevole o un giorno sereno possono
scatenare nei suoi fondali reazioni discordanti: da una ricca pesca ad una
mareggiata.
Così come il nostro
animo che si nutre d’emozioni: i nostri moti sereni o inquieti fanno sì che lui
doni ad ognuno di noi benessere o tormento.
Lettura consigliata.
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