GIORGIO BÁRBERI SQUAROTTI LA FIGURA FEMMINILE NELLA POESIA BARBERIANA
Oltre Scrittura riporta la nota critica della poetessa e scrittrice Valeria Serofilli in omaggio a Giorgio Bárberi Squarotti, prematuramente scomparso.
GIORGIO
BÁRBERI SQUAROTTI
LA
FIGURA FEMMINILE NELLA POESIA BARBERIANA
Bárberi Squarotti è indubbiamente
tra i più autorevoli critici letterari e saggisti viventi del secondo
novecento, a sua volta anche autore di versi, pur se forse meno conosciuto
sotto questo aspetto nonostante abbia al
suo attivo una ventina di raccolte poetiche.
In qualità di lettrice ed autrice donna, il presente
contributo intende analizzare un topos
tipico della poesia barberiana quale le diverse epifanie femminili, vere
memorie letterarie e pittoriche, con particolare riferimento alla lirica L’inizio della festa tratta da Le Langhe e i sogni (Edizioni Joker,
Novi Ligure 2003) e con occhio rivolto alle fonti iconografiche. Se, infatti, lo studioso olandese
Huizinga usa l’iconografia come fonte storica, in questa sede s’intende
individuare nell’iconografia un probabile fil–rouge che accomuna la figura
femminile della lirica barberiana a raffigurazioni di donna in alcuni capolavori
pittorici. Come dichiara Bàrberi stesso, questa è
la raccolta a cui è particolarmente legato, in quanto in essa affronta
tematiche a lui care quali l’erotismo, l’amore e la natura. E in quasi tutte le
sessantacinque liriche che compongono il volume, si ritrovano immagini di
figure femminili.“Volle offrire la festa dell’inizio” recita la lirica L’inizio della festa che non a caso apre
la raccolta. Rigorosamente datata come le altre liriche del libro e
caratterizzata dall’originale chiasmo iniziale, questa costituisce un testo in
cui metafora e allegoria s’intrecciano in sapido equilibrio tra classicità e
modernità. Se nella raccolta precedente del 1983, Visioni e altro,
spettava alla Giovinezza il ruolo di introdurre il lettore alle visioni, ne Le Langhe la
protagonista che apre la festa è una
precaria Verità:
nome che in altri testi quali l’illuminante lirica Cinema, in “Bollettario” 30/33,
la donna porta addirittura impresso sulla pelle candida: «Di colpo,
mostrò allora il nome scritto / sulla pelle candida, che è quella /
dell’esterna e precaria Verità».
Difficile dire di quale inizio si tratti. Senz’altro
un inizio in cui l’atto dello spogliarsi
acquista un chiaro valore metaforico, nel senso di ricerca della propria
essenza più autentica e nello stesso tempo il riscatto del proprio mal di
vivere e della propria inettitudine. Come se il nudo rivelarsi del corpo
femminile si volesse contrapporre allo stato verginale che rappresenta invece
il non manifesto, il non rivelato:
“(…) sconsolata (…). si sedette /
sul divano viola, il capo curvo / (…) poi si decise per il solo riscatto
l’unico riscatto possibile della sua inettitudine, / iniziò a spogliarsi, pure
in questo / inesperta (…)”.
La prima immagine femminile a dare inizio alla
festa è dunque una donna psicologicamente depressa, seduta a capo chino e
circondata da un caotico disordine di oggetti che le appartengono e che
tuttavia sembrano sfuggire al suo controllo.
Questa figura riporta alla mente
la celebre Melancholia I del Dürer,
di complesso significato allegorico,
anch’ella assisa con la testa reclinata, pur se
circondata solo da strumenti geometrici. Del resto per Squarotti il
corpo femminile è una “divina
melancholia di tutte / le avventure e le attese e la speranza / della bellezza
della carne dell’anima” .
La depressione e l’umor nero che attanagliano la
protagonista della lirica, come dell’incisione del Dürer, derivano forse dalla
scoperta del nulla e del vuoto, che è anche ansia di superamento.
Nausea per Sartre, per Moravia noia. Contro il nulla,quindi, la forza
della parola poetica che si fa corpo. E quale forma è più aggraziata ed
evocativa del corpo femminile? Così la parola barberiana si fa donna, e corpo
nudo perché nuda è la raffigurazione iconografica della Verità e le numerose
personificazioni di essa. Nuda è la protagonista de Le déjeuner sur l’herbe (1863)
di Manet: sulle orme del Concerto campestre di Giorgione o Tiziano, la tela
intende infatti rappresentare la
conversazione tra una donna e giovani accuratamente vestiti. Anche in altre liriche del nostro
ritroviamo immagini muliebri completamente nude quali la ragazza al balcone
della piazza nella lirica Gocce, le
fanciulle sull'altalena ( Nel 1902, sempre da Le langhe e i sogni),o,
ancora, la signora sopra il letto dell’occhialaio (si veda la lirica L’occhialaio
di Amsterdam in Visioni e altro). Si spoglia
completamente anche Vale, dell’omonima
lirica sempre da Le Langhe, mentre ha nudo solo il seno l’alta ciclista bionda,
come a seno nudo sono la Libertà di Delacroix e i personaggi femminili di certi
quadri storico-patriottici di Velazquez e dell’Hayez.La
pennellata della parola poetica di Bárberi Squarotti è precisa e i nomi urgono
nella sua poesia come colori puri sulla tavolozza di un pittore.Un nominalismo
inserito però in un contesto onirico, in una compenetrazione tra sfera
razionale e gioco creativo che supera il tradizionale interferire di ragione e
sentimento.
Sul piano della sintassi il discorso poetico è
paratattico, per cui scorrevole ed elegante, caratterizzato da proposizioni
parentetiche di rilevante funzione esplicativa, nonché costantemente tenuto su
livelli di chiara rilevanza simbolico metaforica ad iniziare dal titolo della
lirica.
Figure retoriche
Allitterazioni della “f”: v.1:
”offrire la festa”;
della “s-t”: v.2: nella sua stanza appena sistemata”;
della “s”:
v.4: spaiata, nera, su una sedia”;
v.5:“mutandine appese alla finestra”;
v.6 : “forse
sporco storto”;
v.13: “sconsolata
e affannata si sedette”;
della “n”: v. 3: “quante negligenze”;17,18;
della “b”: v. 9: “ bottiglia di Barbera”;
della “ne”: v.5: “ mutandine appese alla finestra”;
della “r”: v.15: ” per celare le lacrime tremante”;
della “t”:
v.10: “… le pizzette tutti”;
v.12: “sul pavimento fin oltre la porta”;
v.19 “inesperta e turbata e imbarazzata”;
v. 21: “ la verità che è, finalmente”;
Similitudine v.21: “Come la
Verità che è”; si tratta di una similitudine densa di significato con quel “si
mostrò” di pascoliana memoria (si veda “Il lampo” v.1: “E cielo e terra si
mostrò qual era”);
Climax (gli aggettivi
riferiti alla protagonista sono graduati per intensità crescente) v.8: a fatica
riuscì ad aprire la bottiglia”; v.12 “sconsolata e affannata ;
Anticlimax (gli aggettivi
riferiti alla protagonista sono graduati per intensità decrescente) v.19: “inesperta e turbata e imbarazzata”;
Enjambements vv. 8-9; vv.
10-11; vv.11-12; vv.13-14; vv.16-17;
Se nella prima parte della lirica
prevale uno stile nominale, nella seconda parte si ha una prevalenza di oggetti
e aggettivi al fine di dare un ritmo frenetico alla lirica, come travagliato è
l’animo della protagonista. La tensione drammatica è tuttavia qui
stemperata ora nel gioco di un’amara
ironia, che Bárberi tanto apprezza in Sanguineti, “ora in una fraterna pietas
per la vicenda dell’uomo” come evidenzia Pappalardo La Rosa nell’accurata
prefazione al volume.
Ma è nei versi finali che la
protagonista ci addita l’unico suo possibile riscatto e il senso del suo
inizio, spogliandosi, “pure in questo / inesperta e turbata e imbarazzata” e
mostrandosi ”nuda nel vivo fulgore / come la Verità che è, finalmente “. Una
verità altra, dipinta oltre il microcosmo del quotidiano. La poesia barberiana,
dal bel sembiante di giovane donna, che sia allegoria della poesia, della
Verità o del sogno, comunque si delinea come la sola in grado di colmare il
vuoto che sempre generano il Caos, il Nulla, il linguaggio-manipolazione, dando
un senso e cristallizzando per sempre, nero su bianco, l’armonico fluire di
visione e sogno, di una parola che si fa corpo, l’unica vera festa duratura.
Valeria Serofilli
Testo
poetico
L’inizio
della festa
(da Le Langhe e i sogni,
Edizioni Joker, Novi Ligure 2003).
Autore Giorgio Bàrberi Squarotti
Volle offrire la festa dell’inizio
nella sua stanza appena sistemata
(e quante negligenze, tuttavia:
una calza spaiata, nera, su una
sedia,
le mutandine appese alla
finestra,
un fazzoletto forse sporco,
storto,
un quadro con le rose e i
tulipani),
ma soltanto e a fatica riuscì
a aprire la bottiglia di barbera,
e i dolci e le pizzette tutti si
erano
confusi, e rotolarono le arance
sul pavimento fino oltre la
porta):
sconsolata e affannata, si
sedette
sul divano viola, il capo curvo
per celare le lacrime tremanti,
poi si decise per l’unico
riscatto
possibile della sua inettitudine,
iniziò a spogliarsi, pure in
questo
inesperta e turbata, e
imbarazzata
si mostrò nuda nel vivo fulgore
come la Verità che è, finalmente.
Torino,
1 gennaio 2002
Nota
biobibliografica del poeta
Giorgio Bàrberi
Squarotti (Torino, 1929) è un critico letterario, saggista e poeta italiano. È
stato allievo di Giovanni Getto all'Università di
Torino, dove si è laureato nel 1952
con una tesi sull'opera letteraria di Giordano Bruno.Presso la stessa
università ha insegnato Letteratura
italiana dal 1967 al 1999. Con Angelo Jacomuzzi ha diretto Letteratura
e critica: antologia della critica letteraria in 2 volumi presso D'Anna
(prima ed. 1967) e Critica dantesca: antologia di studi e letture
del Novecento (prima ed. 1970).Dopo la morte di Salvatore
Battaglia è diventato responsabile scientifico del Grande dizionario della lingua italiana UTET,
presso la quale ha anche diretto una Storia della civiltà letteraria
italiana in 6 volumi (1990-96).Più di recente ha collaborato a testi e
antologie scolastiche della Atlas.È
consigliere-fondatore della Fondazione
Marino Piazzolla..
Opere
Tra i Saggi citiamo
- Tutto
l'Inferno. Lettura integrale della prima cantica del poema dantesco, Milano: F. Angeli, 2011
Tra le Raccolte di
poesie
·
La voce roca,
Milano: All'insegna del pesce d'oro, 1960
·
Le langhe e i sogni, Novi Ligure, Joker, 2003.
Ringrazio Monica Pasero per il gradito post.Conoscevo Barberi Squarotti da molti anni, sia di persona, in ambito di premiazioni ed incontri letterari, che per il denso contatto epistolare. Ho avuto l' onore di averlo nella Giuria del premio Astrolabio 2016/17 la cui edizione, che ha visto il 22 aprile scorso l'evento conclusivo, sarà dedicata alla sua memoria.Ha scritto numerose note critiche alle mie pubblicazioni, ma la mia soddisfazione più grande è di avere curato a mia volta la critica ad un aspetto della sua produzione poetica dal titolo "La figura femminile nella poesia barberiana" inserita nel volume antologico "Passione poesia, Letture di poesia contemporanea 1990-2015" alle pp.46-49, curata da Aglieco, Cannillo e Iacovella per le edizioni CFRe qui pubblicata nella redazione integrale.Grazie infinite.
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