È SCOMPARSO IL POETA, SERGIO CAMELLINI.
Nella notte nacque un
sogno, forza motrice dell’animo, all’apparir dell’incantevole alba,
il sole s’alzò, iniziò
la luce, il sogno fu vita la vita fu Sogno”
Sergio Camellini
Apprendo della
scomparsa dell’amico, Sergio Camellini, classe 1940, deceduto, oggi, presso l’ospedale di Sassuolo per l’aggravarsi del male che da alcuni mesi lo
affliggeva. Di cui
velatamente scrisse in un suo post Social di qualche mese fa…
Sergio era un poeta stimato e apprezzato a livello internazionale, nel mondo poetico e letterario tutti sapevano
chi era, la sua bravura e spontaneità nei versi lo rendevano unico nel suo
genere; il suo saper poetare semplicemente con il cuore, senza troppi fronzoli,
rendeva la sua poesia per tutti… “Un Poeta per la gente” mi sento di definirlo;
un Poeta che mancherà!
Un esempio. Un uomo che ha vissuto con passione questa vita, riempiendo i suoi giorni di curiosità, letture e versi …
Sergio era un’anima
nobile, di quelle che raramente incontri, un uomo che ha saputo tramite i suoi
versi portare tanta bellezza e umanità tra i suoi lettori.
Legato alle sue tradizioni, alla terra, un uomo che è
stato capace di equilibrare la sua notorietà con la sua grande umiltà; ed è
questo che di Sergio mi porterò sempre nel cuore.
Di lui mi colpì immediatamente
la sua disponibilità. Il suo
approccio “alla mano”, non era certo uno di quei classici pomposi poeti che
spesso si incontrano sul Social.
Lui era Sergio, un uomo
buono, generoso. Un grande!
Ci incontrammo
solamente tramite le chat social, ma capii subito la sua grandezza.
Lo voglio ricordare
riportando una parte dell’intervista che mi rilasciò nel Gennaio 2023.
M. È nata prima la tua passione per la poesia o per la psiche umana?
S. “Avendo subito il
fascino di una maestra che mi faceva declamare a memoria le poesie di Giovanni
Pascoli, Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo, Giosuè Carducci e Ada Negri, nonché
Grazia Deledda, la mia passione per la poesia nacque fin da bambino alle scuole
elementari. Col crescere, ovviamente,
come psicologo, divenuto “esperto” di molti sussulti psichici, mi sto spendendo
fino in fondo alla ricerca di un nuovo Umanesimo, fondato sull’empatia e sulla
semplicità dell’espressione poetica. La poesia, a mio avviso, dev’essere
semplice, non semplicistica, poiché possa essere compresa da tutti, al di là
della poesia ermetica che, comunque, apprezzo”.
M. La carriera
lavorativa ti spinge in campi molto delicati dell’essere umano: psiche e
sessualità. Sulla sessualità Friedrich Nietzsche, nel suo viaggio: Al di là del
bene e del male, scriveva: “Il Cristianesimo dette da bere a Eros del veleno –
costui in verità non ne morì, ma degenerò in vizio.” E ti chiedo: il sesso può
considerarsi davvero solo un vizio?
S. Fortunatamente non
siamo più ai tempi di Adamo ed Eva e il serpente, se il sesso fosse una
malattia, il mondo sarebbe un ospedale. Siamo essere sessuati dalla nascita
fino al termine dei nostri giorni, così dicasi per i “Regni” animale e
vegetale. Nell’uomo (donna) l’atto sessuale si manifesta come un fenomeno molto
complesso, dove accanto alle espressioni genetiche, alla funzionalità endocrina
e nervosa, si aggiungono componimenti psicologici individuali e norme
culturali, di Paese in Paese, che influenzano in maniera diversa il vissuto e
la condotta sessuale di ciascun individuo. Il sesso non è un vizio, anche se la
lussuria viene citata nei sette peccati capitali; il piacere sessuale non può
essere collocato nell’ambito del male, anzi!
M. In questo momento
difficile in cui stiamo vivendo, vuoi lasciarci un consiglio per affrontare al
meglio le nostre paure?
S. Secondo Luigi
Pirandello l’uomo è costretto a vivere condizionato dal suo ambiente, dalle sue
abitudini, dalla sua educazione, per cui deve controllare i suoi interessi,
dominare i suoi impulsi, porgendosi degli obiettivi positivi (lui pessimista),
onde addivenire ad una sorta di compromesso. Un lustro durava cinque anni, ora,
dura soltanto mesi…In questo contesto, l’uomo è attore e spettatore della vita,
per cui, anche nelle difficoltà, nelle paure, deve ricercare un refolo di
speranza, poiché la fiammella possa divenire luce, onde vedere e vivere un
mondo più illuminato, usando più il noi dell’io.
M. Tra i tuoi interessi è forte l’amore per le tradizioni, i mestieri e la civiltà contadina, tanto da aver fondato un museo Agreste sugli Appennini emiliani. Come è nata questa idea:
S. Il nonno paterno
possedeva un’azienda agricola con dipendenti. Da bambino, durante le vacanze,
passavo giornate intere sui campi; ero attratto dal forno in pietra, dagli
attrezzi da lavoro, dalla stalla, dal fienile, dalla pozza d’acqua in cui
andavano a dissetarsi gli animali. Ammiravo molto Beppe, un lavoratore
dell’azienda, simpatico ed erudito, una sorta di giullare che raccontava storie
e parlava di poesie. In età adulta, il ricordo di quelle esperienze, mi portò a
studiare i valori del mondo agricolo, quindi, fondai la suddetta casa-museo
della civiltà contadina e dei mestieri che seguo tuttora personalmente.
M. Nel mondo Social la
poesia spopola, come le nuove scuole per poeti, leggendo le più disparate
liriche mi rendo conto che c’è un’esigenza di strafare, di mettersi in
cattedra…Versi difficili da comprendere, agghindati a festa da paroloni, ma la
poesia così non perde il suo scopo: arrivare al cuore di ognuno, qualsiasi
studio abbia?
S. Do seguito alla prima domanda per ribadire che
la poesia dev’essere la sublimazione dell’animo, compresa da tutti, non solo da
una nicchia di addetti ai lavori. La poesia è la ragione messa in musica
(Francesco De Sanctis, critico e studioso letterario del XIX secolo). Per me,
la poesia danza con le parole e vola sulle ali delle emozioni: /Canto, musica e
poesia, una magia: / Musa delle arti, facci alzare in volo, accompagnaci. /Ove
la luce illumini le menti, accompagnaci. /Ove i sentimenti alberghino davvero,
accompagnaci. /Ove l’umanità percorra quel sentiero, accompagnaci. /Ove i sogni
accarezzino la realtà, portaci là /. Al
di là della metrica, al di là della rima, a me piace accompagnare la poesia sul
quaderno della vita, in modo propositivo, che stimoli la fantasia e nella quale
ci si possa identificare.
M. Se potessi viaggiare nel tempo e conoscere un
poeta del passato, chi sarebbe e soprattutto cosa gli chiederesti?
S. Sono diversi i poeti
che hanno guidato il mio percorso formativo, ne cito solo quattro: Giacomo
Leopardi, il quale andò oltre il classicismo e il romanticismo; Giuseppe
Ungaretti che fu autore di realismo, sintesi, ermetismo (ammirato ma non del
tutto condiviso); Jaques Prévert, che visse l’amore come tema dominante.
Soprattutto Alda Merini, la poetessa più amata del novecento, la quale seppe
sublimare la sua dolorosa esperienza di vita in “follia poetica”. Visse una
poesia semplice, comprensibile a tutti, una poesia pura. Una poesia, la sua,
appassionata, drammatica, divertente, dal sacro al profano, eccezionale, frutto
di ricoveri psichiatrici e di silenzi, infine di successi. Alda Merini fu
ammirevole perché non si dette mai per vinta. Allora, le chiederei: “Fino a che
punto l’esperienza manicomiale abbia influenzato la sua bella e intrigante
poesia”.
M. Una vita piena di
vittorie e soddisfazioni, ma c’è ancora un sogno che rincorri?
S. A dire il vero, non
avrei mai pensato di raggiungere certi traguardi, anche prestigiosi, a livello
nazionale ed internazionale. Chiamarmi poeta è troppo…preferisco essere
definito psicologo e autore letterario, in cui le due “arti”, in una sorta di
simbiosi, possano lasciare a figli e nipoti una traccia positiva; questo è il
sogno che sto rincorrendo.
M. Nelle tue poesie ho
avvertito speranza, positività, in una sorta di energia buona, comunicativa,
quanto è importante il messaggio che lasci?
S. La critica di Teatrionline, dice che canto le piccole gioie, le fatiche del quotidiano, la natura, l’amore i ricordi che portano a riflessioni sull’esistenza umana, con dolcezza e sapienza; mi definisce: “Illustre cantore della semplicità” e ciò mi onora moltissimo. Il critico Nazario Pardini su “Il canto delle Muse (quarta di copertina) Poesia Elegiaca dei Maestri Italiani del ‘900 ad oggi, Guido Miano Editore, scrive: “In quello spicchio / di cielo blu / quando il silenzio / mi circonda / e sul pentagramma / del vento va via, / tu sai leggere / oltre / la mia penna, / tu sai leggere / oltre / la mia fantasia, / perché tu sei Euterpe / dea della musica, / perché / tu sei Calliope / dea della Poesia” /. Partire da questa citazione testuale significa immergersi a livello stilistico formale e contenutistico esistenziale nel mondo poetico dell’Autore: Silenzio, cielo blu, pentagramma, fantasia, Euterpe, Calliope. Tanti elementi simbolico-figurativi che contornano con euritmica partecipazione un animo tutto volto a narrare in maniera elegiaco emotiva il suo abbandono alle soglie del suono e del canto, anche con venature da mitologo. È proprio il canto che libera l’animo, che lo alleggerisce da quei palpiti intimi incuneatisi nei lacerti dell’esistere”. Come messaggio da lasciare, mi riconosco molto in queste due sfaccettature critiche.
M. Lavori con
raziocinio, ma componi con l’anima e qui le chiedo: qual è il suo rapporto con
la spiritualità?
S. Componendo poesie,
anche gli atei, loro malgrado, seguono una valenza spirituale, sì, perché la
poesia è spiritualità. Fa parte integrante di quei percorsi esistenziali che ci
guidano nel percorso della vita e che rinviano alle grandi esperienze spirituali.
Per esempio, il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi è il testo
poetico più antico della letteratura italiana fin dal 1220, ammirato in ogni
continente. È una lode all’Onnipotente e alle sue creature che si snoda con
intensità e vigore, divenendo un inno alla natura, alla vita, alla fratellanza
tra i popoli. L’atteggiamento di San Francesco, nei confronti di Dio,
rispecchia una semplicità che non è, però, assenza di profondità. È su questo sentiero, talvolta impervio, che
anch’io continuo il mio cammino.
Ma chi è Sergio
Camellini nella vita di tutti i giorni?
“So di essere” /. Non
perdo di vista me stesso, né m’avvilisco nonostante l’avversità /. /So chi
sono, so di essere, so d’occupare un posto quaggiù /. Voglio percorrere anche
in salita, quest’irto e affascinante progetto di vita /. Certo che sì, è tutto mio,
allorché strettamente comunicante con l’altrui realtà /. Nella vita di tutti i
giorni, sono coniuge, padre e nonno, credo nei valori della famiglia
tradizionale, e faccio il possibile per mantenermi al passo coi tempi, cercando
di usare equilibrio.
M. Quanto è importante
nella tua vita sognare?
S. Nel libro “Viandante
dei sogni”, gentilmente citato, credo vi sia una risposta immediata alla
suddetta domanda. In ogni poesia “campeggia” la parola sogno. Il sogno stimola
la creatività e favorisce la catarsi. Secondo una credenza popolare, persino
Dante Alighieri avrebbe avuto in sogno l’ispirazione della sua Divina Commedia.
Il Premio Nobel per la fisiologia e per la medicina Otto Loewi (teoria sulla
trasmissione chimica degli impulsi nervosi), non fece mistero nel dichiarare
che tale teoria gli fu donata nel sonno in una notte del 1936. Senza entrare
nei meandri dei sogni e scomodare Freud (si sogna in media ogni 90 minuti nella
notte, fase Rem e fase non Rem). La generalizzazione più ampia che posso
dedurre dall’osservazione dei sogni, è che essi rappresentino una copia
notevolmente fedele alla vita da svegli. Quindi, se i sogni sono l’ombra del
vero, allora voglio sognare…
Sergio, il tuo cammino terreno è stato un susseguirsi di emozioni e versi; hai lasciato una forte impronta per le nuove generazioni. Ovunque il tuo viaggio universale ti conduca, la tua anima ricorderà sempre chi sei e ritornerai ad essere.
Buon viaggio! Con profonda Stima, Monica Pasero
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