L’uomo che non era
Oggi che il mio tempo giunge al termine sorrido: in
fondo, io sono morta sessant’anni fa, in quella notte quando la vita decise per
noi. Un “Noi” appena conosciuto: due corpi che imparavano ad amarsi e lo
facevano con il candore dei loro vent anni, un noi fatto di sorrisi,di quei
sorrisi che nemmeno l’inferno riuscì a portarci via: perché l’ amore non conosce
dominio, ne sottomissione altrui: l’amore è più forte di tutto il male che ci
circondava. I nostri occhi erano pieni di lacrime nella consapevolezza di un
destino certo, ma i nostri cuori erano vivi, eterni, perché solo chi ama può
vivere all’infinito. Nessuno avrebbe potuto togliermi questo: mi denudarono,
violentarono, ma il mio cuore rimase “Tuo”. Nemmeno il nazista che ti uccise
davanti ai miei occhi, poté
uccidere
l’amore tra di noi: perché l’uomo non può giungere in quei boschi incontaminati
dell’anima, dove sopravvivono i sentimenti più puri e lì oggi ancor tu vivi. Il
tuo corpo cadde sotto il mio sguardo, i tuoi occhi si spensero. Non piansi, te
lo avevo promesso, prima che tutto ciò avvenisse: non avrei dato
ciò di cui si alimentava il male, ciò che gli eletti volevano da noi: “Razza impura “ come ci
definivano da sempre. Non avrebbero avuto il mio dolore,
la mia sottomissione. Guardai quel giovane nazista , forse aveva due o tre anni
più di te, ma non era nato ebreo. Ti prese e ti getto come un ferro vecchio sopra
altri corpi, tutti colpevoli di essere nati di razza impura. Osservai immobile la scena, immaginandoti in un luogo di pace, sperando solo che ora fosse il mio turno,
attesi quel fucile contro di me come una benedizione,
ma non fu così facile. I giorni passarono e fui liberata, sul mio
braccio ancor oggi porto i segni del mio
dolore, ma oggi sorrido: dalla mia finestra il sole è alto e il cielo terso. Il
mio cuore sta per spegnersi e sento già le tue braccia che mi avvolgono a breve
sarò da te e inizieremo quel “Noi” interrotto dall’ uomo, che uomo non era.
Monica Pasero
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