A OLTRE SCRITTURA IL GIORNALISTA E SCRITTORE GIUSEPPE STORTI Intervista a cura di Monica Pasero

“La scrittura non è magia ma, evidentemente,

può diventare la porta d’ingresso per quel mondo

che sta nascosto dentro di noi.

La parola scritta ha la forza di accendere La Fantasia

 E Illuminare L’interiorità.”

Aharon Appelfeld

 


Dalle ospitali e calorose terre campane, dove tradizione e cultura s’inerpicano in ogni luogo, arriva l’ospite di oggi.

Amante della sua terra natia, si prodiga in vari settori amministrativi e giuridici della sua regione.  

I suoi studi, le specializzazioni acquisite, e i vari Master universitari conseguiti, denotano la sua grande volontà di formarsi al meglio; ma non è solo la parte professionale che porta tra queste pagine l’ospite di oggi, è soprattutto la sua passione per la scrittura, per la lettura, per la cultura e la diffusione d’essa che mi ha spinta ad intervistarlo.

Nella sua biografia scrive: “Giurista di professione, Giornalista per passione” 

Passione che nel tempo lo ha portato non solo a fondare un Giornale nella sua città natale, Casoria, ma a sconfinare con la sua penna in testate giornalistiche importanti fino ad arrivare al suo romanzo d’esordio “Il tempo fermo” edito Da Guida Editore.

Con le parole di Umberto eco presento l’ospite di oggi, “Chi è analfabeta a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni. C’era quando Abele uccise Caino, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”  Oltre scrittura ha il piacere di ospitare l’avvocato, giornalista e scrittore Giuseppe Storti.

 

INTERVISTA

Innanzitutto la ringrazio di aver accettato il mio invito e parto subito col chiederle, cosa l’ha spinta ad intraprendere la sua professione? Un lavoro davvero arduo, soprattutto oggi, visto i tempi in cui viviamo, dove Giustizia e Potere spesso si confondono.

 “Salve, grazie a lei, sono felice ed onorato di poter rispondere alle sue domande. Da tempo, conosco ed apprezzo il lavoro che espleta al fine della diffusione della cultura in generale, ed in particolare per la valorizzazione degli scrittori emergenti. In questo terribile passaggio d’epoca che stiamo vivendo, ritengo che il ruolo, anzi la missione di chi, per mestiere svolge una attività a contatto con il pubblico, deve essere necessariamente quello di diffondere la bellezza, perché per dirla con le parole del  principe Myskyn, nel capolavoro  di Fedor Dostoevskij L'idiota, solo la bellezza può salvare il mondo. E mai come in questo momento, tutti dobbiamo essere impegnati quali missionari della bellezza, della lettura, della scrittura, dell’arte, ed infine del culto della memoria, quale salvaguardia della nostra identità. Ho intrapreso lo studio del diritto, perché amo il diritto romano, e tutto ciò che ha prodotto la civiltà romana. Potere e giustizia spesso si confondono, è vero, ha ragione. Ma è una anomalia che oltretutto inficia e tradisce lo spirito della costituzione repubblicana, che definisce e regola la giustizia come un potere della Stato autonomo dal potere politico. Anzi, se vogliamo andare indietro nel tempo, la nascita dello stato moderno è determinata proprio dalla tripartizione dei poteri dello stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. In precedenza tutti e tre i poteri, erano concentrati nelle mani del monarca assoluto. Lo spartiacque è stato la rivoluzione francese del 1789. Il lavoro che ho svolto in vari enti, ed in ultimo nella massima assemblea legislativa della Regione Campania, è stato sempre improntato al rispetto per l’istituzione e all’adempimento dei miei doveri d’ufficio. Il diritto è una materia che comporta un continuo aggiornamento, ma in compenso dà notevoli soddisfazioni.”   

 Nelle sue tante specializzazioni, mi va di soffermarmi sulla sua specializzazione in analisi partecipata nei servizi socio assistenziali, argomento davvero complesso soprattutto in questi ultimi anni dove l’emergenza Covid ha messo a dura prova le strutture organizzative. Cosa, secondo lei, si poteva fare e non si è fatto per prevenire i tanti disagi giunti?

“In effetti siffatta specializzazione è quella che mi ha dato più soddisfazione dal punto di vista personale, perché era suddivisa in due fasi distinte: quella teorica, e quella pratica da svolgere presso Presidi ospedalieri della città di Napoli, al fine di verificare il livello della qualità dei servizi offerti all’utenza. Del resto, conosco la sanità campana e quella nazionale, in quanto oltre allo studio, il primo amore lavorativo- che come la prima ragazza, non si dimentica mai- è stata la sanità. Per quanto riguarda la pandemia da Covid-19, credo che la sanità campana e quella nazionale, che ritengo essere tra le migliori del mondo, hanno ben funzionato, nonostante le politiche dei tagli di strutture e di personale degli ultimi decenni. Dopodiché si può ragionare ed approfondire circa le disfunzioni e le cose che non hanno funzionato. Una cosa è emersa, e spero che il ceto politico abbia fatto finalmente tesoro di questa esperienza, ovvero che finché esisterà il diritto costituzionale alla salute (art.32 Cost.), bisogna investire sul comparto sanità, dotandolo di personale adeguato, di strutture e di attrezzature adeguate alla sfide che dovremo affrontare, sì, perché le pandemia non sono finite. Bisogna sempre stare in allerta, pronti ad affrontare ogni e nuova battaglia per la salvaguardia della salute umana.”

Ma come ho scritto, oltre la sua ampia sfera professionale, una buona fetta della sua vita è dedicata al giornalismo, all’informazione, tanto che in collaborazione con l’editore Carlo De Vita, nel 2010, fonda il Giornale di Casoria, come è nata questa idea?

“Scrivo per giornali dal 1978. Avevo solo 18 anni, nemmeno compiuti, ed il direttore di una testata locale di Afragola: Il Gazzettino Campano, fece una eccezione. Poi nel giugno del 1980 il primo articolo per il prestigioso quotidiano napoletano Il Mattino, fondato da una donna: Matilde Serao, giornalista e scrittrice, la prima donna italiana ad aver fondato un quotidiano. Nel 1982 ho conseguito il patentino di giornalista pubblicista. Poi numerosi giornali quotidiani, settimanali e periodici. Nel 2010, insieme a Carlo De Vita, la fondazione di un giornale che dal nome al resto fosse incentrato sulla mia città natale: Casoria, la città dei quattro santi. Un caso più unico che raro. Infatti ben quattro santi hanno vissuto ed operato nella città. Tra cui spicca il San Francesco casoriano dell’Ottocento: Padre Ludovico da Casoria. Un santo straordinario che fondò oltre 200 opere di beneficenza ed assistenza ai poveri, ai disagiati ed a quelli che oggi definiremmo migranti. Con l’unica differenza che Padre Ludovico si recava fino alla terra natia di quelli che chiamava moretti, li riscattava dalla loro condizione di schiavitù e quindi li assisteva, educava e formava nella città di Napoli e Casoria.” Il Giornale di Casoria, oggi ha 12 anni, ed è una realtà nel panorama editoriale campano”.

Sui giornalisti non ci sono grandi elogi, e se si scorre tra i grandi nomi del passato l’opinione non cambia. Tra le tante citazioni ho trovato questa frase che porto alla sua attenzione: lo scrittore e giornalista argentino Horacio Verbitsky dice: “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia, il resto è propaganda.” Quanti a oggi realmente lo fanno?

“Pochi, indubbiamente va detto. Nonostante che l’Ordine favorisca e richieda per la permanenza dei requisiti di iscrizione all’Albo, i cosiddetti crediti formativi. Devo dire che pochi ricordano nel momento dell’esercizio della professione quei canoni di correttezza e direi, a volte di decoro, nella diffusione delle notizie in maniera chiara e trasparente. Oggi, poi, con la diffusione dei social, molti colleghi, purtroppo non controllano adeguatamente le fonti della notizia, per cui spesso si diffondono vere e proprie fake news che provocano non pochi danni nell’opinione pubblica che è formata, in particolare sui social, soprattutto da minori. Dipende anche dai direttori della testate. Quando ho diretto giornali, sia cartacei che online, ho sempre controllato in maniera direi ossessiva l’autenticità delle fonti della notizia, con riscontri incrociati, prima di diffonderla con la pubblicazione. E’ il miglior metodo che conosco, per evitare problemi e fare bene il proprio lavoro.”

“Giurista per professione, giornalista per passione”, con questa sua frase mi va di ricordare un suo conterraneo: l’amato e compianto giornalista Carlo Franco il quale lasciò un lavoro ben retribuito per il suo amato giornalismo, e qui le chiedo: lei lo farebbe?

“Ho conosciuto ed apprezzato il giornalista Carlo Franco, di cui divoravo gli articoli. L’ho sempre seguito in tutti i giornali con i quali ha collaborato. Un grande del giornalismo campano e nazionale. Per fortuna non sono mai stato messo in condizione di fare scelte simili. Sì, perché i giornalisti pubblicisti in genere hanno altre attività, poi possono nel rispetto delle leggi vigenti e delle norme deontologiche scrivere per un giornale o dirigerlo. Poi, nei primi anni di carriera in Consiglio ho svolto attività di addetto stampa per consiglieri, vice-presidenti del consiglio, ed anche di senatori della Repubblica. La cosiddetta attività di Gost writer, un tipo di attività giornalistica che mi appassionava moltissimo, perché in questo caso la notizia va data anche con stile e linguaggio istituzionale che in altri termini, si attaglia al ruolo istituzionale che il politico espleta.

Pubblica nel 2021 il suo primo romanzo Il Tempo Fermo edito da Guida editore. Leggendo la descrizione de suo libro mi è più chiaro comprendere il perché del titolo, il Tempo fermo in cui tutti noi, prima o poi, saremo intrappolati, quel periodo della nostra vita in cui il passato chiude al futuro, in cui i ricordi ci imprigionano, così in balia di un tempo che si e fermato e che appare non aver più nulla da darci. Come è uscito dal suo Tempo fermo?

“Innanzitutto sono grato al mio Editore Diego Guida per l’opportunità che mi ha concesso. Un grande editore partenopeo, che continua una tradizione familiare che dura da oltre 100 anni, in un settore davvero difficile e complicato. Il tema dei ricordi è il leit motiv del libro. Ma serve per mettere in rilievo il primo dei valori sottesi alla narrazione. Ovvero quello della memoria. Noi, non siamo nulla se non ricordiamo cosa siamo stati. Un uomo, una donna, senza memoria e ricordi è simile ad un replicante senza identità. I ricordi e la memoria sono in Noi, sembrano nascosti nei bassifondi dell’animo, ma basta un nonnulla: un odore, il colore di un abito, la vista di una piazza, il motivo di una canzone, lo sguardo di una persona incontrata per caso nel cammino abituale della nostra giornata. Ed ecco che quelli che sembravano fantasmi sepolti nella memoria del cuore, riaffiorano impetuosi come le onde del mare, spinte dalla corrente, ed allora niente li può fermare. Perché sono parte di Noi, che non vediamo e/o che fingiamo di non vedere. Io sono immerso nel mio Tempo fermo, in quanto sono fatto di ricordi, e mi piace non sfuggire ad essi, in quanto sono parti fondamentali del mio essere uomo, e senza di essi non sarei niente di ciò che sono. Ma amo dire e pensare che sono: immotus nec iners. La frase è dello scrittore latino Orazio e significa: Fermo ma non inerte. Possiamo e dobbiamo essere fermi, interagendo con ciò che siamo dentro, senza mai dimenticarlo né rinnegarlo, ma nel contempo ed in maniera tutt’altro che inerte, dobbiamo esplicitare e diffondere i valori che ci sono stati tramandati. Chi ha avuto la fortuna di formarsi ed ha un minimo di cultura, deve sentirsi testimone attivo di quei valori fondanti la civiltà umana, rendendosi disponibile ad impegnarsi in una battaglia contro i nuovi mostri: l’ignoranza, l’odio, il razzismo, la negazione dei diritti civili, il bullismo, la discriminazione sociale, la cancellazione della memoria con la damnatio memoriae. Così, esco dal mio tempo fermo caricandomi per la battaglia contro i nuovi mostri.”

Nel suo romanzo racconta la storia di un cinquantenne che imprigionato nel suo tempo fermo, forse indotto anche dall’imponente figura della madre e a tal proposito Frank A. Clark diceva: “La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro.” Nel suo romanzo è avvenuto?

“Certamente per Carlo la figura della madre è importante ed in lui affiorano i ricordi della giovinezza che gli rammentano gli insegnamenti ricevuti. Anche questi sono valori. I romani professavano il culto degli antenati, che rappresentavano i numi tutelari della famiglia. E quando Virgilio nell’Eneide, ci descrive la mitica figura di Enea che fugge da Troia in fiamme, ormai conquistata dai Greci, ce lo descrive con il figlioletto Ascanio per mano, che rappresenta il futuro, e con il vecchio padre Anchise sulle spalle, che porta in mano i Lari tutelari della famiglia, ovvero le ceneri degli antenati, è chiaro il significato. Il padre rappresenta la memoria, la famiglia, e gli antenati, tutti valori fondanti della civiltà romana. I giovani, gli anziani, i nostri genitori sia quando sono ancora vivi, sia quando non ci sono più, rappresentano i valori fondanti di una civiltà, di una comunità. Questo è il significato dei ricordi di Carlo della madre. Andare avanti senza i propri genitori, è purtroppo una costante della narrazione di ogni vita di un figlio, ma ciò non significa ignorare o dimenticare gli insegnamenti avuti ed i valori trasmessi. Nel libro cerco di esprimere il mio pensiero sull'amore: " L’amore è la leva che muove il mondo. E’ l’Alfa e L’Omega di tutto. Però occorre anche il coraggio nell’amare. Ed il protagonista del libro, difetta proprio in questo. Carlo, crede di essere sfortunato nei rapporti amorosi. Pensa che le sue delusioni siano le stesse dei poeti che ha studiato al Liceo. Poi, quando arriva il grande ed improvviso amore, che trasforma il suo tempo fermo in un vortice di frenesia sentimentale mai provata prima, non ha il coraggio di rinunciare alla sua vita, che pure gli sembrava inutile e paranoica. Ma probabilmente ciò era un alibi che si era costruito. Infatti il finale a sorpresa ci fa capire molto di più" Le tante citazioni, contenute nel libro, sono un invito alla lettura ed alla rilettura dei grandi classici della letteratura, antica e contemporanea. Il valore della lettura quale unico antidoto alla ignoranza, all’indifferenza, alla carenza di empatia, al fine di contrastare il pensiero unico, che addormenta le coscienze.”

 Oltre essere un valido scrittore è anche un appassionato lettore, quale tra i tanti libri letti è quello che avrebbe voluto scrivere lei?

 “Sicuramente Fabio Volo. Adoro come descrive l’amore. E le storie sottese alla narrazione dei suoi romanzi. Uno in particolare: Il tempo che vorrei, uscito nel 2009. Lo trovo delizioso.  Posto la frase che avrei voluto scrivere io e che si trova in questo libro che è il quinto di Volo. “Quando non stai più con la persona con cui vorresti stare, il pensiero di lei ti entra nella testa nei momenti più impensati. All'improvviso vieni assediato da ricordi e immagini. Succede ogni volta che il presente sembra passare nella tua vita senza degnarti nemmeno di uno sguardo, e allora finisce che vivere negli angoli e nelle pieghe di giorni passati è più bello di ciò che stai vivendo.”

 Se potesse viaggiare nel tempo quale scrittore del passato vorrebbe incontrare, e soprattutto cosa gli chiederebbe?

“Senza esitazioni vorrei incontrare Dante Alighieri: il sommo vate, e ripercorrere insieme a lui, il mirabile cammino letterario delle Commedia Divina”.

Ma chi è Giuseppe Storti nella vita di tutti i giorni?

“Giuseppe Storti, per gli amici Peppe, nella vita di tutti i giorni è una persona normale, che ama prendersi in giro, ed ama le citazioni, che sceglie con cura, perché rappresentano gli stati generali del suo animo, ogni giorno e per tutti i giorni. Nella società delle connessioni con l’intero pianeta, ad ogni ora del giorno e della notte, Giuseppe è uno che pensa che nulla al mondo potrà sostituire un sguardo o un sorriso.”

Progetti futuri? Un nuovo libro all’orizzonte?

“Sì, il mio secondo romanzo è in fase di avanzata stesura. Credo che sarà finito in autunno, e spero sia pubblicato entro la fine dell’anno. Poi ho scritto un racconto breve che ha ricevuto la menzione d’onore al Premio Letterario “Emozioni” 2022. Sto inoltre partecipando con il Tempo fermo, il racconto ed alcune poesie che ho scritto a vari premi letterari.”

E giungo alla mia ultima domanda, di rito per Oltre scrittura, quanto nella sua vita è stato importante sognare?

“Amando le citazioni, ne posto una che descrive ciò che penso dei sogni: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita (William Shakespeare)” Una vita senza sogni è una non vita. I sogni ci aiutano e ci supportano in ogni fase della nostra vita.  Finché avremo la capacità di sognare saremo vivi.

 Ringraziandolo per questa bellissima e interessante intervista ricordo ai nostri lettori il suo libro  IL TEMPO FERMO.

In un giorno qualunque di una vita sospesa, accade qualcosa di nuovo. Eppure la strada percorsa è sempre la stessa. Carlo è un abitudinario cronico. Nelle sue orecchie ronzano le parole della mamma: non cambiare mai la strada vecchia con la nuova. Sua madre è per lui un'ombra interna che lo guida sempre. Eppure in un giorno qualunque di una vita sospesa in un tempo fermo, ecco l'incedere improvviso del destino posarsi su di lui. Assorto nei suoi cupi pensieri, sente una voce. Alza gli occhi, gira la testa e vede lei. E allora un uragano di emozioni gli attraversa l'animo. E tutto cambia!


BIOGRAFIA AUTORE

GIUSEPPE STORTI:  Giurista di professione, Dirigente Consiglio regionale della Campania per 21 anni, Avvocato abilitato, Specialista in Diritto Amministrativo e Scienze dell’Amministrazione, Specialista in Analisi Partecipata della Qualità nei Servizi Socio-Sanitari, Master Universitario di II Livello in "Organizzazione e Direzione delle Amministrazioni Pubbliche" Università degli studi di Napoli "Parthenope" Facoltà di Giurisprudenza; Master Universitario di II livello in Economia Contabilità e Finanza degli Enti Territoriali- Università degli studi di Napoli "Federico II" Facoltà di Giurisprudenza; Conciliatore e Mediatore professionale-Università Parthenope Napoli- Cultore della Materia cattedra di Politiche Urbane e Territoriali prof. Guglielmo Trupiano - Università degli studi di Napoli Federico II -Centro interdipartimentale di ricerca. Giornalista per passione. Iscritto all’Albo dei giornalisti, elenco pubblicisti della Campania dal 1982. Pratica con il “Mattino di Napoli”, per il quale è stato collaboratore per decenni. Direttore del settimanale “Casoria due” per otto anni, nonché di tanti altri periodici locali e regionali. Vasta e qualificata esperienza in materia di comunicazione istituzionale. Fondatore del “Giornale di Casoria” nel 2010. Appassionato e cultore di storia locale. Cura diverse pagine social dedicate alla storia della sua città natale: Casoria ed un blog(giusto1960.wixsite.com/website). Nel mese di Febbraio 2021 ha pubblicato per Guida Editore il libro “IL TEMPO FERMO”. Nel mese di giugno 2022 ha partecipato al premio letterario “Emozioni 2022” indetto dalla Community TraLeRighe, con il racconto breve: “Sognando Segni”, conseguendo la Menzione d’onore. Nel 2022 ha partecipato alla Quarta Edizione del Concorso nazionale di Poesia “Dantebus”. Ama la lettura:“Chi è analfabeta a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni. C’era quando Abele uccise Caino, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…. perché la lettura è un’immortalità all’indietro.” Umberto Eco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

   

Commenti

  1. I miei migliori complimenti giungono all'amico e concittadino Giuseppe dal Galles!

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