Sogni di un’ emergente
Ultime correzioni, rileggo e finalmente con mano
tremante digito la parola “Fine”. Non ci
posso credere! Sembra ieri che scrissi la prima sillaba su questa pagina word e
adesso ho concluso il mio romanzo. Una lacrima scivola, come se una parte di me,
se ne fosse andata via tra quelle pagine. Ora che si fa? Ora sogno. Sì, iniziò
a vagare con la fantasia. Nella mia testa mille speranze e
illusioni s’ accavallano; immagino già: il mio libro
tra le mani, smanio
per il profumo di quella carta stampata che sa di me, di ciò che ho
vissuto scrivendolo, e così inizia il
viaggio alla ricerca di un editore che abbia il coraggio di puntare su di me.
Bella impresa! penso sorridendo, però voglio crederci e come ogni buona sognatrice
inizio a mandare il mio
manoscritto alle case editrici, partendo dalle più grandi, le più note per poi proseguir con le altre migliaia e migliaia di case, internet n’è pieno. Mi stupisco di quante ne
esistano, tutta questa lista mi riempie di
coraggio e così tra me e me penso :” Ne troverò una che voglia il mio
manoscritto! La gioia e la paura mi assalgono. Poco tempo dopo arriva la prima
proposta editoriale, il mio cuore fa le capriole. Vogliono il mio libro . il libro di una
sconosciuta m’ illudo, sogno, già m’immagino che firmo autografi, poi leggo il contratto e le
mie speranze svaniscono: “duemila euro”
mi costa sognare. Arrivano altre
proposte ogni volta il mio cuore esulta e poi rallenta e si spegne, tutte
vogliono soldi, tanti soldi che io non ho e io che pensavo che pubblicassero
perché si è bravi e meritevoli e non per
denaro. Assurdo, ma la realtà è questa. Business si dice cosi vero ? Speculazione sui sogni la
chiamo io. Ormai l’editoria seria sta
morendo e al suo posto si stanno creando sempre più tipografie che, pagando, ti
pubblicano qualunque cosa .Allora io mi chiedo:
il mio romanzo varrà o varranno i miei
soldi? Non esiste più il concetto di qualità, tutto ha un prezzo
in ogni campo e lo scrivere bene, con il cuore, non viene più ripagato, anche l’emozioni
hanno costi di stampa. L’editoria italiana andrebbe rivista. Da una parte le grandi case pubblicano solo i
già famosi tra virgolette, quelli che sanno dar spettacolo di sé, ,non dando
spazio a chi potrebbe magari donare emozioni vere al lettore.
Dall ’altra le piccole case che non vanno avanti, mangiate dalla concorrenza
dei grandi nomi e poi, in mezzo a queste due realtà, ci sono gli speculatori: case nate dall’ oggi
al domani che promettono sogni, illudono i giovani con mille promesse che non
manterranno. Noi poveri emergenti siamo il loro investimento, non sulla qualità dei nostri scritti ma su
quanto possiamo sborsare per realizzare i nostri sogni . Ragazzi, i
sogni non si comprano ! Attenti al contratto che firmate, valutate
bene non fatevi imbrogliare! Sono
bravissimi a fregarci con mini diciture con
grandi intenzioni ma servono i fatti ! Abbiate cura della vostra creatura
non datela in mano a sciacalli che di voi non importa nulla se non del vostro portafoglio !
Monica Pasero
Concordo con tutto quello che hai scritto, Monica. Mai cedere alle lusinge dell'improbabile successo: un editore serio punta sul tuo talento e su ciò che scrivi, non ti chiede soldi per stampare un libro! A tutti le scrittrici e scrittori esordienti in cerca di autore dico: credete in voi stessi, non demordete, cercate bene: CE serie in Italia ci sono. Basta saper cercare, provare, aspettare e non mollare mai...
RispondiEliminaConcordo Monica, i sogni non si comprano. Non si specula sui sogni. Però l'editoria seria non sta morendo, ci sono ancora piccole case editrici che con grandi sacrifici portano avanti con passione e professionalità i sogni degli autori meritevoli. E' anche vero che però un libro non si diffonde da solo, ci vuole tanto impegno anche dall'autore che per primo ci dovrà mettere "la faccia" proponendolo e promuovendolo insieme alla sua casa editrice. Il nostro motto è il "volo a V", che significa lavoro di squadra per raggiungere lo stesso obiettivo insieme. Concordo anche sul concetto di rivedere l'editoria italiana. Sarebbe davvero opportuno. Finché esisteranno case editrici a pagamento, e per pagamento intendo che chiedono l'acquisto di centinaia di copie da parte dell'autore per poter vedere pubblicato il libro, senza neanche valutare e correggere il testo (cosa che per un emergente è spesso necessario, ma ciò non vuol dire che il contenuto non sia valido), il senso è tutto tranne che editoria. In bocca al lupo a tutti gli emergenti
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