Vivian di Mariagrazia Niccolini recensione a cura di Monica Pasero
Il non amarsi abbastanza spesso conduce a fuggire
da determinate situazioni per
rinchiudersi nuovamente in altre anche peggiori.
“Proprio come in una torre” (cita l’autrice.) La torre in
cui spesso ci si nasconde, e quel rifugio
che doveva salvarci diviene la nostra prigione.
La nostra trappola fatta di silenzi, di parole non dette, di opportunità mancate. Di timore di esser protagonisti del nostro cammino, affidando
così a terzi
i nostri giorni. Dimenticandoci dei nostri sogni, desideri, tutto per paura di
essere semplicemente noi stessi. Non
andiamo bene! Non andremo mai bene! E quanti
vivono questa sensazione di essere invisibili,
seppur presenti in tutto, tranne che alla loro vita. Annullati in un meccanismo
fatto di routine, di rapporti
consolidati dal tempo, ma quasi mai dal cuore.
Dalla paura di rimanere soli, di non essere capaci a vivere. L’autrice ci porta a
conoscere questa realtà raccontandola in
pagine che appaiono strappate da un diario.
Il linguaggio utilizzato è semplice,
quasi, parlato, una scrittura senza fronzoli, ma che arriva pulita al lettore. Un testo scorrevole
che appare scritto da un’adolescente, si
avverte in queste pagine la semplicità,
la purezza di ciò che sta animando la sua penna e questo porta a una lettura fluida
e alla portata di tutti. Una storia apparentemente come centinaia di altre,
ma che svela, rivela, riporta alla
luce l’importanza di ribellarsi per
la propria felicità spesso sopita, dimentica da una vita che non fa sconti che
porta a pensare che non meritiamo nulla, ma poi arriva un giorno, un sorriso, una parola che ti cambia e senti il cuore battere
ancora… forse c’è ancora vita da scoprire in te! Forse vali! Vivian vale ed
tempo che riprenda in mano la sua vita.
I libri hanno molti
scopi il più bello di tutti è la testimonianza
e Vivian racconta che c’è sempre una via d’uscita se si crede in se stessi. Buona lettura!
Monica Pasero
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