OLTRE SCRITTURA SEGNALA
OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE
Verdi e Wagner alla mia maniera
Saggio
Di Alessandro Pierfederici
Editore: CreateSpace Independent Publishing Platform,
Charleston (USA)
PREFAZIONE
Verdi e Wagner alla mia maniera
“Un altro libro su Verdi e Wagner?
Che bisogno c’era?” si chiederà qualcuno. La domanda è legittima, considerando
l’enorme bibliografia su questi due maestri, tanto più che pare che Wagner, con
circa cinquantamila titoli, sia, assieme a Gesù di Nazareth e Napoleone
Bonaparte, il personaggio storico cui è stato dedicato il maggior numero di
libri.
A domanda legittima, risposta
doverosa: infiniti possono essere i modi di cucinare un cibo poiché è sempre
possibile modificare qualcosa, sfumare un sentore o rafforzare un aroma,
variando ora la dose degli ingredienti ora l’ordine del loro incorporamento.
Spesso, nei ricettari, queste novità che l’autore ha appositamente creato
vengono definite “alla mia maniera”.
D’altra parte, “à la manière de...”
è una locuzione francese usata in ambito musicale quale titolo o sottotitolo
per evidenziare che il compositore ha inteso rifarsi allo stile o allo spirito
di un suo predecessore.
“Alla mia maniera” quindi, poiché,
pur non potendo questo saggio esimersi dal riprendere dati biografici
consolidati e considerazioni artistiche delle opere dei due compositori in gran
parte, se non del tutto, già espresse in passato, esso non si rifà intenzionalmente
ad alcuna tendenza o scuola critica o musicologica. Chi scrive è un musicista,
per cui le osservazioni del testo nascono dall’esperienza della pratica
musicale, sia attraverso lo studio allo strumento o di fronte alla partitura
(studio che implica ovviamente anche la lettura di biografie, epistolari,
analisi di opere, saggi tematici o, nel caso di Wagner, anche dei suoi stessi
scritti), sia attraverso la frequentazione quasi quotidiana degli spartiti dei
due maestri, sia - ancor di più - attraverso le esecuzioni pubbliche della loro
musica. È un approccio, quindi, che vuole essere soprattutto quello di un
musicista che legge l’opera e cerca di penetrarvi con l’occhio dell’artista
alla ricerca dell’anima dell’autore, proprio perché da interprete non mi è mai
stato possibile ignorare l’inscindibilità di vita e opera. Chi scrive diventa
creatore e, da musicista, le sue interpretazioni nascono dalla conoscenza della
componente tecnica ma si affidano anche alla fantasia e all’improvvisazione,
nell’ottica di rivivere, far rivivere e trasmettere lo spirito delle opere
raccontate; il testo scritto ambisce quindi a far sentire quelle musiche,
vedere le vicende di quelle vite e comprenderne le emozioni e i pensieri,
esattamente come con l’ascolto.
In tale ottica nasce anche il
titolo: nell’antichità non ci si osava spingere oltre le “Colonne d’Ercole”
perché si temeva che al di là vi fosse la fine del mondo. Il melodramma
dell’Ottocento, dopo la fioritura dei primi decenni, si era cristallizzato in
formule che, pur di successo, diventavano anno dopo anno sempre più inadeguate
alle mutevoli esigenze di un periodo storico in continuo cambiamento. Bisognava
spingersi oltre, superando i limiti di sicurezza, e traghettare il teatro
musicale dal Romanticismo alla modernità: questi due maestri ebbero il genio e
il coraggio di farlo. Sotto le loro mani l’opera dell’Ottocento subì una forte
evoluzione, fece passi da gigante, superò lo sbarramento psicologico delle
Colonne d’Ercole del melodramma tradizionale e venne proiettata alla conquista
di nuovi spazi, nuove idee, nuove concezioni. Il teatro musicale si trasformò
già durante la loro attività e l’opera, così come la ricevettero in eredità,
non fu più la stessa; anche la musica in senso tecnico fece con loro un progresso
dal quale non si sarebbe più tornati indietro. Non fu la fine del mondo ma di
quel mondo passato e si aprirono nuovi orizzonti artistici ed estetici.
L’approccio ai due maestri, una
sorta di inevitabile confronto a distanza che non vuol mai essere tale,
offrendo materiali e spunti di riflessione autonomi che il lettore potrà fare
suoi o meno ma che dovrebbero consentirgli di farsi un’idea delle diversità e
delle similitudini di questi due grandi compositori, senza che mai uno venga
anteposto all’altro, è un approccio che vuole plasmarsi sulle loro
caratteristiche individuali. Nella parte dedicata a Verdi, l’aspetto biografico
è più sistematico e trova sviluppo nei tre saggi monografici; in quella
dedicata a Wagner, la cui vita si confonde inestricabilmente con l’opera e le
idee, non viene presentata una biografia ma un approfondimento di tematiche che
allargano la prospettiva da puramente musicale a letteraria e filosofica, così
come fu tipico della produzione e del pensiero del maestro tedesco.
La diversità caratteriale e
artistica dei due maestri è stata quindi intenzionalmente sottolineata anche
dalla scelta tematica, nell’ambito di una struttura parallela fra le due parti,
comprendente anche un aspetto al quale, da scrittore, mai avrei rinunciato, ossia
la creazione. Entrambi i maestri vengono illustrati anche attraverso tre
racconti ciascuno, di pura e assoluta invenzione letteraria per quanto riguarda
l’argomento e la vicenda, pur se impiantati su basi storiche e biografiche
reali, e volti a suggerire qualche ipotesi o a stimolare ulteriormente la
comprensione della loro opera.
Questo saggio vuole essere
divulgativo e rivolgersi anche a coloro che non conoscono tecnicamente la
musica e a chi fosse curioso di avvicinare un mondo che troppo a lungo si è
voluto considerare riservato a pochi ed estraneo ai più. Proprio per questo,
quasi un paradosso per un musicista, ho rinunciato a qualsiasi esempio musicale
e ho limitato al massimo i dettagli tecnici, cercando di spiegarli il più
semplicemente possibile.
L’intenzione è di considerare
questo lavoro un’opera letteraria che affronta tematiche musicali e non un
saggio da “addetti ai lavori” ai quali, d’altra parte, al di là dei racconti di
fantasia e delle considerazioni analitiche e personali del musicista, molti
degli argomenti trattati saranno sicuramente noti.
Per riprendere la metafora
gastronomica, starà al lettore assaggiare questa variante di un piatto già
conosciuto, decidere se è di suo gusto o meno e scoprirvi eventuali novità e
sfumature, che qualche insolita spezia o un diverso dosaggio hanno creato, e
che non aveva assaporato prima: molte celebri ricette della cucina
internazionale sono nate da una sfida come questa.
Le colonne d’Ercole: dove finiva il
mondo conosciuto e oltre le quali era temerario tentare il passaggio verso
l’ignoto. Durante l’Ottocento, due
grandi maestri, sempre contrapposti e che il destino ha fatto nascere nello
stesso anno, hanno varcato quella soglia, ognuno per proprio conto, schiudendo
all’arte musicale e al teatro d’opera una via senza ritorno.
Da una parte fu la musica che fece
la storia, quella di Verdi, a superare quei limiti. Essa toccò le corde del patriottismo come
nessun’altra prima, cantò la compassione per i dolori e le vane ambizioni degli
uomini, esaltò in ogni opera quella paternità che gli riservò immensi dolori in
vita, meditò sul senso della morte in quell’inarrivabile capolavoro che è il
Requiem per giungere infine ad un saggio, sorridente umorismo. Fu una musica vicina alla comune sensibilità
della gente e al senso più profondo di umanità.
Dall’altra parte, un altro maestro
prese le mosse dall’antica tragedia greca, dal mistero del Graal, dal mito
nordico, esplorando attraverso la musica i segreti della mente prima ancora
della scienza, cercando una via spirituale mista di umanità ed esoterismo,
finendo, oltre cent’anni dopo, per ispirare la musica per film. Wagner: un
mondo intero di emozioni, suggestioni, pensieri, dall’amore con Mathilde e la
sua proiezione nel “Tristan und Isolde”, ai ricordi giovanili dell’autore -
musicista - alla conoscenza del grande compositore.
Tutto questo è “Oltre le colonne
d’Ercole”: non solo un saggio, ma un’opera di narrativa, quando affronta gli
aspetti biografici e quando analizza, interpreta, propone; ma soprattutto nei
sei fantasiosi racconti e nell’originale “Epistolario impossibile”, che
delineano un’immagine profondamente umana e stimolante dei due maestri, una
nuova visione della loro ispirazione e della loro presenza nella storia e nella
vita di coloro che li circondavano, proiettandone il pensiero nelle
problematiche della modernità: il rapporto tra artista e politica, la distanza
tra artista e pubblico e il suo ruolo nel contesto sociale.
Un libro composito, vario, dove la
musica è raccontata senza esempi musicali e si interseca con la letteratura, il
mito, la storia, la filosofia, le religioni, l’esoterismo, la psicologia, e
insieme a tutto questo penetra nella vita del lettore.
PRIMA PARTE: GIUSEPPE VERDI
La musica che ha fatto la storia -
Tre saggi biografici
Questi tre saggi biografici nascono
come sviluppo delle tre conferenze che l’autore ha tenuto a Treviso nel 2013,
anno del Bicentenario della nascita sia di Verdi che di Wagner, dando
un’impostazione tra-dizionale alla biografia verdiana e sottolineandone
soprattutto la continuità, la novità nel panorama musicale dell’epoca e il
legame fortissimo con la storia e la cultura di quel secolo.
Tre saggi monografici
Il primo di questi saggi affronta
una tematica non molto consueta, l’aspetto dell’opera buffa in Verdi. Nel
saggio si pone in rilievo ciò che Verdi ha ereditato dai predecessori nella sua
prima opera buffa e ciò che lascia in eredità ai musicisti posteriori con
l’ultima. Il secondo sviluppa il tema
della figura pa-terna, proiezione di ciò che il maestro non è riuscito ad
essere per più di pochissimi anni.
Accanto a questo aspetto interiore, emozionale e biografico viene
analizzato il linguaggio musicale che Verdi adotta per i personaggi padri. Il
terzo è un saggio sulla “Messa di Requiem”, di cui si affrontano aspetti
storici, motivi ispiratori nella biografia e nella psicologia verdiana. Il
lavoro viene analizzato rappor-tando ogni elemento musicale alla tematica
originaria della composizione: il conflitto tra l’uomo e la divinità.
Tre Racconti (episodi di pura fantasia su base storica
SECONDA PARTE: RICHARD WAGNER
Dal mito al dramma musicale - Tre
saggi monografici
La musica di Wagner non può essere
distinta dalla cultura generale del suo tempo e dall’eredità cultu-rale
dall’antichità greca allo Sturm und Drang fino al Romanticismo che rivaluta il
mito, la fiaba, il pa-trimonio popolare, il misticismo: è una risposta
all’ascesa della classe borghese e al progressivo trionfo dell’aspetto
economico, produttivo, industriale sull’interiorità e sulla creatività, sulle
emozioni e sulla spiritualità. Wagner,
che si aggrappa alle ricchezze della borghesia del tempo, contemporaneamente,
prima da anarchico, poi da profeta di un ritorno al passato primordiale e al
misticismo cosmico, la combatte con la sua opera, rappresentandola sulla scena
sotto l’aspetto del mito.
In questi tre saggi, dunque,
vengono osservati: gli antecedenti letterari della storia del Graal e l’approdo
della leggenda alle due opere wagneriane che ne trattano, con l’analisi del
conflitto tra bene e male così come espresso nel linguaggio musicale; il motivo
dell’amore assoluto e della libertà rispet-to alle leggi umane e alle
convenzioni nella storia, prima letteraria e poi musicale, di “Tristan und
Isol-de”, e ancora una volta la contrapposizione tra il bene (apparente) della
legge umana e il male della trasgressione, ma sarà proprio il male a spingere
avanti la vicenda, così come la scrittura musicale cromatica che lo rappresenta
spingerà avanti il linguaggio musicale (Tristan und Isolde è tradizional-mente
ritenuta l’opera che diede inizio al processo di dissoluzione della tonalità,
aprendo la strada alla musica del Novecento); come gli elementi archetipi della
tradizione popolare e della fiaba, nella loro componente simbolica e anche in
parte psicanalitica (ante litteram), vengano introdotti nella ciclopica saga
“L’Anello del Nibelungo” sotto la forma dei vari personaggi e delle varie
situazioni, e con una ca-ratterizzazione musicale specifica, che distingue
anche in questo caso i principi del bene (ordine co-smico e staticità) e del
male (cambiamento, movimento, disordine).
Tre saggi tematici tra storia, arte
e passioni
Nel primo di questi saggi vengono
trattati: gli antecedenti culturali e musicali del teatro wagneriano: il teatro
greco, Beethoven, Weber; quindi l’opera intera del grande maestro, la sua
riforma del dramma teatrale e la concezione di opera d’arte totale; infine
l’eredità e l’influenza sui musicisti successivi, su scrittori (Th. Mann),
filosofi (Nietschze), fino all’attuale musica per film. Il secondo parte da
conside-razioni su “Die Meistersinger” e “Tannhäuser”, per sviluppare
un’analisi del rapporto fra musica, storia, emozioni: come il mondo wagneriano
vada oltre il tempo fisico, unendo e fondendo il tempo storico in cui scrisse a
quello in cui sono ambientati i suoi drammi. Il terzo saggio propone un’analisi
appro-fondita del rapporto fra i testi poetici di Mathilde Wesendonck, ricolmi
di echi cosmici e simbolici, nei quali si riverbera l’emozione amorosa, e la
musica di Wagner, che quei versi interpreta ed esalta come se fosse nata
insieme a loro; tale analisi è preceduta da alcune considerazioni storiche
sulla relazione dei due amanti più famosi della storia della musica.
Non si sono mai visti questi due
geni del teatro musicale di ogni tempo, né si sono mai scritti: troppo lontane
- si dice - erano le loro concezioni, troppo diverse le loro storie, l’eredità
musicale che avevano ricevuto, le tradizioni su cui si erano formati.
Non si sono mai visti, questi due
grandi; ed allora è nata l’idea di un impossibile epistolario, impossibile per
i luoghi e per i tempi ma non per le tematiche, un epistolario segreto che i
due musicisti, sovrani solitari e tormentati dal loro ruolo, si sarebbero
potuti scambiare fra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, con le
loro idee e pensieri, certi di trovare l’uno nell’altro la comprensione e la
discrezione che non avevano trovato nei loro seguaci né nei loro avversari.
Musicista, diplomato in Pianoforte e Composizione nei Conservatori italiani e in Direzione d’orchestra nei “Wiener Meisterkurse” di Vienna. La sua attività internazionale di docente, pianista accompagnatore e direttore d’orchestra lo ha portato, oltre che in numerose città d’Italia (teatri lirici, festival, concorsi e corsi di perfezionamento nazionali e internazionali), in Europa (Parigi, Salle Pleyel;
Dublino, National Concert Hall; Spagna, Portogallo e Grecia), negli USA (Los Angeles, Istituto Italiano di cultura), in Giappone (Tokyo, Bunka Kaikan) e in Brasile (San Paolo, Conservatorio Souza Lima). Ha collaborato con cantanti di fama internazionale, importanti direttori d’orchestra e registi ed è stato docente al Conservatorio “C.Pollini” di Padova.
Attualmente è docente di Lettura
della Partitura presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “G.Briccialdi” di
Terni, dove ha tenuto anche il corso di “Pratica del repertorio vocale” per i
Bienni di Canto lirico e il Corso di “Semiografia musicale contemporanea”.
Dal 2008 al 2021 è stato fondatore
e presidente dell’Associazione culturale “Musicaemozioni” di Treviso che si
occupa della formazione e della promozione di giovani studenti ed artisti della
lirica, attraverso la creazione di eventi musicali legati ad altre espressioni
artistiche, alla storia ed alla letteratura e che in dieci anni di attività ha
totalizzato oltre 100 eventi in Italia e all’estero. Per le proposte culturali
realizzate in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ha ricevuto una
lettera di gradimento da parte del Presidente della Repubblica.
Ha progettato e realizzato eventi
culturali e musicali correlati al centenario della Prima Guerra Mondiale, il
primo dei quali, “Dal sogno della Belle Époque all’incubo della guerra” si è
tenuto a Treviso nel 2014 ed è poi stato sviluppato in una rassegna tenutasi
nel 2015.
Inoltre, ha collaborato
regolarmente con Eurolirica di Nagoya (Giappone), per la quale ha preparato e
diretto numerose produzioni operistiche.
Il suo interesse per la scrittura
inizia fin dagli anni di scuola con la passione per la poesia, la saggistica e
la narrativa.
Il suo primo romanzo Ritorno al
tempo che non fu, pubblicato nel 2011, riceve unanime plauso dalla critica per
la singolarità della vicenda, lo stile e la componente psicologica e simbolica
e nel 2021 consegue una Menzione di Merito al premio “Caffè delle Arti” VIII
edizione.
Nel 2013 esce il suo secondo
romanzo Ascesa al regno degli immortali, tormentata vicenda di un musicista
della Belle Epoque, alla ricerca di un’impossibile conciliazione di arte ideale
e vita reale, nella quale si fondono suggestioni storiche, psicologiche,
filosofiche attorno al tema portante della musica. Anche quest’opera ha
ricevuto numerosi consensi dalla critica specializzata ed ha conseguito il
Primo Premio per la categoria “Romanzo” al Premio Kafka Italia 2017.
Entrambi i romanzi sono stati
apprezzati dal compianto critico letterario Giorgio Bàrberi Squarotti.
Ha scritto alcuni lavori teatrali
(“Carmen: da Mérimée a Bizet”, dato in prima rappresentazione nel 2011 e
ripreso nel 2012; “Mozart e Da Ponte: un storia in tre atti”) pubblicati, come
anche alcuni brevi saggi ed articoli culturali e prose di viaggio, sul portale
www.literary.it.
Si occupa anche di conferenze su
tematiche musicali ed ha recensito opere di narrativa contemporanea su alcune
testate on line.
Nel 2016 esce il saggio “Oltre le
colonne d’Ercole - Verdi e Wagner alla mia maniera”, opera nella quale
l’esperienza di musicista e lo stile dello scrittore si mettono al servizio di
un lavoro ad un tempo divulgativo, analitico (con digressioni sugli aspetti biografici,
sulla storia, la filosofia, l’arte, la mitologia e l’esoterismo) e narrativo.
Con quest’opera ottiene il Premio Speciale della Giuria per la categoria
“Saggistica” al Premio Kafka 2017, il Primo Premio per la “Saggistica” al
Concorso letterario internazionale “G.A.Cibotto” nel 2018 e il premio
“Franchino Gaffurio” per la saggistica musicale nell’ambito del Premio
letterario “Lago Gerundo” 2018.
La sua più recente pubblicazione è
la raccolta “Racconti e memorie di isole e mari”, sedici racconti la cui
matrice comune è la suggestione dei paesaggi marini, che nasce dalla
rievocazione di ricordi giovanili, di antiche storie, di narrazioni misteriose ascoltate
in tanti anni e ricreate dalla fantasia, cui si aggiungono le riflessioni
sull’uomo ispirate dall’osservazione della natura. Quest’opera ha conseguito il
Primo Premio per la categoria “Racconti” al Premio Kafka Italia 2017.
Quale autore, ha conseguito inoltre
una Menzione di Merito al 4° Premio Internazionale “Salvatore Quasimodo” nel
2018 e un Riconoscimento di Merito al Premio Intercontinentale “Le Nove Muse”
nel 2021.
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