Intervista al regista, conduttore televisivo, Pino Strabioli
A OLTRE SCRITTURA LIBERI
PENSATORI CRESCONO
Intervista al regista,
conduttore televisivo, Pino Strabioli
Marchigiano di nascita è
cresciuto in Umbria, seppur si senta “romano di fatto”. La sua amata Roma,
terra natale dei suoi genitori, dove ha trascorso molto tempo durante la sua
infanzia con i suoi nonni e a 18 anni ha deciso di trasferircisi
definitivamente per intraprendere il suo sogno: diventare attore.
Nei primi anni 80 lavora in
alcuni spettacoli di cabaret per poi debuttare nel 1986 come attore in
una rappresentazione di L’uomo, la bestia e la virtù al Teatro
Piccolo Eliseo di Roma. Nel 1992 esordisce in televisione grazie al
programma T’amo TV di Telemontecarlo e l’anno seguente approda
come co-conduttore della famosa trasmissione Unomattina nella quale
lavora fino al 1998. Ma ciò non lo
distoglie per il suo primo amore: Il teatro, in cui si impegna anche come
regista dirigendo diversi spettacoli tra cui Rosamystica e Mandolin
Serenade. Negli Anni 2000 è nel cast fisso del talk show di Rai 3 Cominciamo
bene dove si occupa anche della conduzione degli spin
off Aspettando Cominciamo bene e Cominciamo bene –
Prima. Nel 2010 lavora al rotocalco di Michele Mirabella, Apprescindere nel
2015 conduce, insieme a Paolo Poli, il talk show E lasciatemi divertire.
A partire dal 2020 è molto attivo in televisione, nello stesso anno conduce al
fianco di Maurizio Costanzo Insonnia, è alla guida del
programma Il caffè e diventa opinionista per la trasmissione
di Serena Bortone Oggi è un altro giorno. Anche nel 2021 l’agenda
del regista è molto fitta, presenta una delle serate del varietà A
grande richiesta e inoltre collabora nuovamente con Maurizio Costanzo
per il talk show Io li conoscevo bene, nel mentre trova il tempo di
pubblicare diversi libri, il più recente: Patty Pravo. Minaccia bionda (2020).
Tra i suoi nuovi progetti c’è un documentario A modo mio
– Patty Pravo al quale lavora anche in questo caso come autore.
E questo è solo una parte del
suo percorso artistico. Occorre una forte sensibilità unita ad un grande
spirito di sacrificio e tanto entusiasmo per poter creare una carriera
artistica così variegata. Un uomo che dai suoi esordi a oggi di sogni ne ha
conquistati tanti, ma ce ne sarà ancora uno che gli sfugge? Chiediamoglielo.
Innanzitutto grazie di essere qui; come è nato in lei il sogno di diventare attore?
Grazie a lei, nasce da adolescente. Da giovane
studente andavo a teatro e rimanevo incantato da queste donne e uomini, signori
che raccontavano delle storie, è stato un colpo di fulmine!
A soli 18 anni si trasferisce a Roma per rincorrere i suoi sogni. Un ricordo di quei tempi.
Dopo il liceo mi sono trasferito a Roma, città dove erano cresciuti i
miei. Città che ho sempre vissuto sin dall’ infanzia. Ho tentato l’esame per
entrare all’ accademia D’arte drammatica ma sono stato bocciato; però non ho
mollato: mi sono iscritto alla facoltà di lettere, indirizzo storia dello
spettacolo, poi un provino per un corso di recitazione della regione Lazio e da
lì è partito tutto: i primi spettacoli nei teatri-cantina; era la fine degli
anni ottanta, di quei tempi ricordo la voglia della scoperta, della conquista,
della conoscenza.
Debutta come attore nell’ opera teatrale “L’uomo, la bestia e la virtù” (opera scritta nel 1919 da Pirandello) Protagonista è l’apparenza, la maschera che cela la vera indole dei personaggi. A tal proposito Pirandello sosteneva che ci fosse una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. Una sua considerazione.
Quel Pirandello mi resterà nel cuore; protagonista un attore immenso: Roberto Herlitzika, avevo un ruolo piccolissimo in un teatro importante come il Piccolo Eliseo. L’unica maschera che forse non esiste è proprio quella dell’attore.
Qualche anno fa ha avuto la possibilità di lavorare a fianco di Maurizio Costanzo nel programma trasmesso su Rai 3. “Insonnia”. Un suo personale ricordo di Costanzo.
Un uomo animato da una curiosità rara, mai giudicante. Ho trascorso interi pomeriggi nel suo studio a progettare, inventare, produrre idee. Non sta a me dire cosa ha rappresentato e continua a rappresentare per la storia culturale del nostro paese. Mi ha affidato un suo testo teatrale come regista; mi ha concesso di condurre con lui una serie di programmi. La generosità dei grandi! Un uomo di cuore e pensiero, mi manca molto Maurizio.
È Autore del documentario: A modo mio – Patty Pravo (rai play) dove viene ripercorsa la vita privata e i successi discografici di una delle voci femminili più importanti della storia della musica italiana: Patty Pravo. Ci svela un aneddoto forse poco conosciuto di questa icona di stile.
Un pomeriggio proprio Costanzo espresse il desiderio di incontrarla: non
si vedevano da tempo, andammo da lui, fu un’ora di ricordi e risate, per me un
momento indimenticabile, lei gli dedicò una strofa di “Pensiero Stupendo”.
Rimanendo in tema di stile, nel 2020 è uscito il libro: “Patty Pravo. Minaccia bionda”. Un volume illustrato, edito da Rizzoli, di cui insieme a Simone Folco ne è stato il curatore. “Circa duecento fra scatti di grandi fotografi, provini, istantanee e prospettive inedite. In un percorso per associazioni e contrasti che va a comporre la sua personalissima, unica interpretazione della moda, della Bellezza e dello stile”. Nella prefazione dice: «Patty Pravo è un'opera d'arte» e qui le chiedo: a oggi esistono ancora artiste che sanno unire talento e stile come la Pravo?
C’è chi ci prova, ma lei è inarrivabile.
Un’ altra grande protagonista a cui lei ha dedicato un libro è la compianta Gabriella Ferri. Un suo personale ricordo.
Gabriella fa parte dei miei incontri giovanili, citofonai a casa sua mi fece entrare e diventammo amici, lei, come Patti, era una persona non classificabile, libera, sincera. Ho raccolto in un libro i suoi diari, i suoi disegni, ne è nato uno spettacolo che ha trovato in Syria un’interprete perfetta.
Il miglior insegnamento che ha appreso in questi anni di carriera qual è stato?
Tanti insegnamenti: da ogni incontro impari. Sono stato sul palco con
Franca Valeri, Piera degli Espositi, Paolo Villaggio, Cristian De Sica, da
questi giganti si ruba vissuto, esperienza e vita.
Se dovesse descriversi con una sola parola quale sarebbe?
Passione.
Tra le sue collaborazioni televisive, con chi lavorerebbe nuovamente?
Con Costanzo: quando si conosce il meglio, è difficile
adattarsi.
In un’intervista rilasciata a Blogo ha affermato: “Ci vuole una nuova cultura della tv: basta programmi fotocopia, servono educazione alla complessità e responsabilità”. La tv odierna sia pubblica che privata spesso ristagna in programmi nazional-popolari d’intrattenimento, si dovrebbe avere una maggior responsabilità su ciò che si propone. La cultura forse è messa un po’ da parte, i programmi culturali proposti in orari spesso proibitivi. Si punta più sullo share e meno sulla reale qualità del prodotto televisivo. Un suo parere.
Esiste una buona televisione, troppo spesso però è confinata in orari
scomodi. Il caffè che continuerò a
condurre da settembre va in onda all’ alba e in replica a notte fonda, sarebbe
bello poter parlare di libri, teatro, musica, arte in altre fasce orarie.
E giungo alla mia curiosità iniziale e le chiedo: c’è un sogno che ancor le sfugge?
Sto girando l’Italia con un mio spettacolo dedicato a Paolo Poli, tratto
da un libro che scrivemmo insieme, questo è un sogno realizzato che mi dà
grandi soddisfazioni. Mia madre era una donna semplice, mi ha insegnato la
misura nelle cose, direi che poter vivere della propria passione di per sé sia
già un sogno al quale non chiedere altro.
Ringraziando Pino Strabioli per questa interessante intervista che mi ha concesso; ricordo agli amici di seguirlo sul suo:
Intervista a cura di Monica Pasero
"Ci vuole una nuova cultura della tv: basta programmi fotocopia, servono educazione alla complessità e responsabilità”. Pienamente d'accordo.
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