L’inferno di Marco Maria Orlandi. Recensione a cura di Monica Pasero



Non ci si trova di fronte ad un testo di facile lettura e di primo acchito potrebbe anche spaventare, inoltrarci in questa raccolta di Cantici, in apparenza molto complessi e di difficile interpretazione, poiché sono scritti in gergo antico e la maggior parte dei vocaboli utilizzati, risalgono ai tempi di Dante. Eppur è giusto sottolineare che la lettura  è  guidata con perizia dalle  note a piè di pagina dell’autore, che riportano definizioni dettagliate per ogni termine inconsueto ai nostri giorni.  L’autore con grande premura e attenzione conduce il lettore a comprendere il testo nel suo più ampio significato, facendo un lavoro certosino di grande perizia e rispetto per il lettore stesso.  Non lasciandolo solo in balia di un lessico che per la maggior parte di noi è ignoto, ma spronandolo all’apprendimento di parole lontane dal nostro linguaggio odierno. Un vero e buon esercizio anche per i giovani che per vezzo o per necessità scolastiche vogliano apprendere o almeno avvicinarsi a questo gergo antichissimo ma di grande valore nella cultura italiana.
Per cui se ci si  arma di curiosità, pazienza e  tanta  attenzione non ci si pente di certo  di aver  scelto questa originale lettura.  I versi che andremo a leggere ci addentreranno in una storia che di serioso non ha proprio nulla. Ed è qui la prima grande sorpresa che l’autore fa, spiazzando la maggior parte di chi, come me, pensasse a una tragedia antica, un dramma e invece lui ci porta ai giorni nostri e in un contesto ahimè familiare a molti, ma lo fa con una vena ironica non indifferente e l’ilarità e il divertimento saranno assicurati. Un contrasto bello e buono: la scelta di un linguaggio difficile non alla portata di tutti che cozza con un testo esilarante e popolare e ci porta alla scoperta di una rocambolesca avventura che vede protagonista un paziente ospedaliero il quale, durante la sua degenza, si ritrova implicato in varie situazioni tutte davvero paradossali al limite del possibile.
Occorre anche dire che in vari passaggi l’autore descrive scene di vita ospedaliera veritiere e consone ai giorni nostri in cui tutti noi, almeno una volta, ci siamo ritrovati.  

Un testo dove si tende a ironizzare all’estremo le vicissitudini di questo degente che volente o no, si trova implicato in vari disastri. Una catena sfortunata di eventi che lo vedono colpevole e lo porteranno a roteare in questo folle girone dei paradossi ospedalieri insieme ad altri singolari personaggi che condiranno questa narrazione, rendendoci  ebbri dalle risa. Perché le scene che va a descrivere ci paleseranno innanzi a noi come nelle migliori commedie comiche.  Dalla suora in carrozzina che lo rincorre per ogni dove, al povero bancario con problemi gastrointestinali per poi passare alla nonnina assunta nelle cucine dell’ospedale che con la dentiera meccanica trita il cibo e lo rende più morbido e digeribile per i degenti. E poi tanti altri casi tutti esilaranti al confine tra realtà e follia. Una vera carrellata inverosimile  tra i reparti ospedalieri dei giorni nostri, descritta in trentaquattro Cantici in cui esorcizzeremo  il dolore e conosceremo l’esilarante  avventura di quest’ uomo. E per un attimo ci scorderemo di stare leggendo un Cantico antico e scopriremo che spesso la sperimentazione aiuta il nostro intelletto a superare ostacoli impensabili.
La penna preparata e capace dell’ autore ci regala  un  testo che  da una parvenza di invalicabile ma quando pian piano si prende confidenza con la lettura, diventa una narrazione spassosa  e  se è presa con il giusto peso ed  una buona dose di ironia, può davvero abbracciare un pubblico più vasto.
Se la lettura deve essere vista  anche come stimolo, innovazione, per chi si presterà in questa avventura nell’ avventura stessa, posso solo dire che alla fine ne sarà valsa la pena. Perché ridere fa bene al cuore e spingere oltre ai propri limiti arricchisse l’essere umano.
E  se non sapessi  con certezza che l’autore di questa   narrazione si chiama Marco Maria Orlandi, io qualche dubbio che Dante abbia fatto un salto nella corsia di un ospedale odierno lo avrei.
 Buona lettura!
Monica Pasero

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Note dell’autore: Marco Maria Orlandi nato a Milano, si occupa soprattutto di studi musicali, in particolare inerenti la concertazione delle tessiture polifoniche, sia strumentali (in particolare J.S. Bach, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Brahms, Rachmaninoff) che vocali (in particolare Obrecht, Ockeghem, Taverner, Clemens non Papa, Gombert).  In ambito musicologico predilige gli studi sulla percezione auditiva e sulla retorica musicale. In ambito scientifico è particolarmente interessato alle neuroscienze. Si è occupato di poesia, solo temporaneamente e per gioco.







    

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