OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE "Verdi e Wagner alla mia maniera" del Maestro Alessandro Pierfederici. Recensione a cura di Monica Pasero
Non ci troviamo innanzi ad un testo di facile lettura per i non addetti ai lavori o grandi appassionati del genere, ma sicuramente ad un valido strumento per chi vuole ampliare le proprie conoscenze in questo campo.
Una scrittura complessa, ricca di dettagli e
approfondimenti, in cui si denota il grande lavoro di studio e ricerca compiuto
dall’autore.
E non poteva essere diversamente, visto che a
scrivere questo saggio è un uomo che ha fatto della musica classica la sua
professione.
Conducendoci nella vita di questi due grandi musicisti, con
una carrellata di eventi personali e storici che narreranno la loro crescita
sia dal lato umano che artistico.
Inoltre arricchisce il saggio con dei racconti di fantasia in
cui vedremo Verdi e Wagner protagonisti di vicende nate dal suo estro. Un vero
omaggio a questi due Colossi della musica classica, che sicuramente hanno fatto
breccia nel suo cuore.
GIUSEPPE VERDI
(Le
Roncole, 1813 – Milano,1901)
La prima parte del saggio è dedicata a Giuseppe Verdi.
Un travaglio esistenziale non indifferente il suo, che
accomuna solitamente i grandi artisti, un talento espressivo che oltrepassa i
già sentiti. Un percorso in salita che si manifestò già in tenera età quando,
giovanissimo, tentò di entrare al Conservatorio, ma venne respinto: la sua
musica, il suo talento vennero messi in discussione; ma il giovane Verdi riuscì
comunque a continuare gli studi grazie all’ aiuto di un ricco commerciante,
Barezzi, che quel Talento, in lui, lo vide.
In seguito si sposò con Margherita, la figlia di Barezzi, che
lo rese padre ben due volte. Da qui la sua vita sprofondò in un abisso di
dolore che appariva senza fine: dalla tragica morte della sua primogenita ad un
anno e pochi mesi di vita, alla medesima sorte toccata al suo secondogenito, e
infine all’improvvisa dipartita della giovane moglie.
Tutto ciò lo portò a tentare di soffocare la sua arte; ma il
destino aveva in serbo per lui una lunga ascesa…
La figura di Giuseppe Verdi, pagina dopo pagina, si delineerà
nella sua potenza espressiva e umana. Nel suo senso del dovere, nel suo
patriottismo. Una ribellione, la sua, fatta di note, canti e rappresentazioni.
Verdi nelle sue opere non libererà solo i demoni del suo
passato che danzeranno sotto forma “del padre mancato” o della sua amata Margherita;
ma celebrerà il bisogno di destarsi, ribellarsi dagli oppressori che in quegli
anni soffocavano la sua amata Italia.
Verdi compose per il popolo: in un periodo che leggere non
era per tutti, l’opera teatrale arrivava in soccorso lasciando messaggi che
invitavano il popolo italiano a destarsi da quel torpore di sottomissione e
lottare per creare un’Italia unita e libera. Un rivoluzionario, portavoce della
libertà; un artista con l’animo in fiamme che incendiava gli animi altrui con
le note delle sue innumerevoli opere.
L’autore riporta curiosità e descrizioni delle Opere
Verdiane, sia sotto l’aspetto tecnico, poetico, musicale, rappresentativo e teorico;
in cui si evidenzia nel tempo la continua evoluzione di Verdi che, nutrendosi
dei suoi trascorsi, apprende alimentando il suo ingegno, il suo estro che gli
permetteranno nel tempo di evolversi, toccando apici musicali difficili da
raggiungere dai suoi successori.
Da lettrice mi sento di dire che al di là della parte
celebrativa del Verdi Compositore, si scopre un uomo devastato dal dolore; che
farà della musica la sua ragione di vita, la sua eredità al mondo. Il suo
estro, la sua follia artistica, la sua ribellione, contro tutto ciò che chiude
al nuovo, lo porteranno a raggiungere le grandi vette!
Forse la sua era una ricerca spasmodica per dare un senso
alla vita; un modo per vivere eternamente tra le pagine della Storia. Un uomo
che non si affidò ad un Dio, che non riconosceva, ma seppe sprigionare in lui
l’essenza dello spirito che si manifestò nel bisogno primario, non solo di
realizzarsi come artista, ma di donar agli altri la forza crescente della
ribellione da una vita non sempre giusta, ma meritevole di essere vissuta.
RICHARD
WAGNER
(Lipsia,
1813 – Venezia, 1883)
Nella parte dedicata a Wagner, si apre in un’ampia analisi
delle opere del musicista, descritte minuziosamente in ogni suo atto; facendole
rivivere nei loro vari passaggi arricchiti da approfondimenti tecnici e storici
che il Maestro Pierfederici riporta con entusiasmo e capacità indiscusse.
Un viaggio vero e proprio nel pensiero Wagneriano e nella sua
opera, un’analisi scrupolosa dell’artista, dei suoi intenti e delle innovazioni
che nel tempo lo porteranno a ricostituire il teatro musicale.
Ci inoltreremo in pagine ricche di storia legate alla figura
di Wagner, ma anche alle tematiche affrontate nelle sue opere; Pierfederici non
si risparmia e approfondisce ogni argomento, donando al lettore testi davvero
pregevoli e interessanti.
Come ad esempio il Mistero del “Graal”, e le sue innumerevoli
interpretazioni nelle varie culture, che ispirò Wagner nella sua celeberrima
opera “Lohengrin”, Wagner optò per la versione data dallo scrittore
Robert de Boron nella sua opera letteraria “Roman de L’Estoire dou Graal” in
cui il Graal rappresentava il calice nell’ ultima cena e successivamente la
stessa coppa in cui venne raccolto il sangue di Gesù crocefisso. Wagner diede un’interpretazione
cristiana al mistero del Graal, storicizzando così la fiaba: unendo un
l’elemento finora fiabesco ad uno storico, realmente accaduto.
A differenza di Verdi che nelle sue opere portava alla
ribellione delle coscienze, il bisogno di azione. Quell’ unità del suo popolo
contro l’oppressore.
Wagner nelle sue opere ricercava un’unità differente, fatta
di emozioni, condivisione del sentimento.
Convinto che solo un desiderio collettivo potesse portare alla
realizzazione di una vera opera d’arte.
Forse fu la sua poliedricità a condurlo a tali riflessioni su
quanto ogni elemento artistico, dalla musica, alla composizione, alla poesia,
al canto, all’ esecuzione, fino all’ intera scenografia, fosse basilare per il
successo dell’opera.
“Comprensione musicale e non critica!” richiese Wagner al suo
pubblico, instaurando subito il concetto che la musica va sentita con il cuore
e non con la ragione; va elaborata tramite l’emozioni, assimilata e trasformata
in amore, entusiasmo, gioia, condivisione spontanea.
“Questa sua sicurezza d’intenti, o forse presunzione, lo
portarono a suscitare nel pubblico due reazioni diametralmente opposte: chi
provò per le sue opere quel sentimento da lui tanto ricercato; e chi invece gli
fu ostile. Nessun altro compositore nel
tempo assistette a reazioni così discordanti nel proprio pubblico.
Tutto ciò che lui non
avrebbe mai voluto lo invase come un fiume in piena, fu soggetto alla critica
musicale, a quella politica, filosofica fino a giungere a quella psicoanalitica.
La figura di questo musicista, almeno vista da una profana
del campo come lo sono io, mi porta a pensare ad un uomo sicuro di sé, egocentrico,
passionario che vide nel mistero, nella rappresentazione e la rivisitazione di
esso, le strade per giungere alle radici del pensiero umano; tra superstizioni,
profezie e simbolismi Wagner portò in scena opere straordinarie! Ambendo a lasciare al mondo un chiaro segno
del suo passaggio.
Curiosità
Tra le tante curiosità narrate, scopriremo che tra Verdi e
Wagner non correva proprio buon sangue, non si incontrarono mai realmente. Lo
scrittore Franz Werfell (1890-1945) nel suo libro “Verdi”, tentò questo
incontro, narrando che Verdi giunse a casa di Wagner e solo lì, sui gradini
della sua abitazione, fu informato della sua morte…
Qui la fantasia del Maestro Pierfederici non si è certo
fermata a questa informazione e da buon narratore ha donato a questo saggio un
fantasioso epistolario intercorso fra i due artisti, come a suggellare una
speranza che forse, in un mondo parallelo, possano ancor dibattere di musica,
arte e rivoluzione.
Concludendo
Oltre le colonne D’ercole nella mia personale
analisi potrebbe simboleggiare le grandi capacità umane che forgiano uomini in
cui la voglia di esprimersi va oltre alla conoscenza in sé, creandone di nuova.
Pierfederici sottotitola questa opera “Verdi e
Wagner alla mia maniera” e credo che rappresenti esattamente ciò che propone:
un testo versatile che spazia dalla storia musicale a quella socio-politica,
scritto da un uomo curioso, come i suoi protagonisti.
Si avverte
il suo entusiasmo, la contemplazione, una vera e pura passione che ha alimentato
nel tempo: quel piacere dell’ascolto, quella riflessione che lo ha accompagnato
durante la stesura di questa opera che lascia ben intendere gli anni di studio, di
esperienza e consapevolezza maturati nel campo musicale e umano e che hanno
contribuito a regalare a queste pagine l’amore, la dedizione per la musica e il
rispetto per chi, prima di lui, ha gettato le basi della sua immortalità. Con
enfasi e passione il Maestro Pierfederici ha espresso la sua conoscenza odierna
che con le sue parole tende a spinger oltre quelle Colonne d’Ercole, che nell’
immortalità dello scrivere lo porteranno.
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