POETARE, Hamid Barole Abdu
URLA, URLA ...
Urla, il bambino urla!
Terrore e spavento
Urla e grida
Strappato alla madre
E’ il suo regalo
Questo terribile incubo.
Scoppiano scintille
Ma non sono petardi di festa
E’ una dichiarazione
Ma non di amore.
Sfilano soldati
Indossano vestiti
Dipinti a macchie di leopardo,
Armi pesanti abbracciano,
In testa, un elmo
Di maghi spietati.
Rumoreggiano
Echi di bombe
E pallottole
Fumo, odore di sofferenza
Si sollevano dalla terra
Corpi insanguinati
Arti dilaniati
Ossa disseminate
Attorno
Mura squarciate
Case bruciate
Ponti spezzati
Scorrono fiumi
Rossi
Di sangue versato
Da gente innocente
Urla, bambino urla!
Non sono canzoni
Le urla che stai sentendo
Non è uno spettacolo
Quello che stai vedendo
Sono scene di odio e vendetta
Urla! Quando è crudele
Questa umanità.
Urla! Il bambino urla!
Urla di orrore,
Spaventato dall’impotenza.
Urla, bambino urla!
All’età di sette anni
Hai già visto
La morte in faccia.
Angelo angosciato
Urli e gridi!
Questo è il tuo biglietto da visita,
In un mondo
Senza pietà.
Vecchi e donne
Con bambini sulle spalle
Fagotti in mano afferrati
Scappano, corrono
Ubriachi di urla
Gridano di rabbia.
Madri che piangono
Sogni infranti
In un gioco che non capiscono.
Fiori sepolti
Fra corpi sconosciuti
Nella fossa comune
A chi potranno mai chiedere aiuto!
Da chi potranno mai trovare spiegazioni!
Urla, bambino urla!
Assaggia il tuo futuro
Ci vorranno anni per rimuoverlo
Ma non potrai mai dimenticarlo.
“AKHRIA – io sradicato poeta per fame”, Hamid Barole Abdu,
Ed. Libreria del Teatro di Reggio Emilia, 1996.
Immagine by pixabay.com (Geralt)
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